La Biblioteca Universitaria di Genova, situata a due passi dalla stazione Principe, è un crocevia di sapere e memoria, concepita per accogliere studenti, ricercatori e visitatori con spazi dedicati alla ricerca umanistica, al dialogo interculturale e agli eventi culturali. Tra scaffali di libri, tecnologie avanzate e ampie sale panoramiche, si erge come luogo di studio e riflessione, ideale per ospitare la nostra videoinstallazione Sprich auch du, un tributo multimediale a Paul Celan realizzato in occasione del Giorno della Memoria 2025.
Biblioteca Universitaria di Genova, via Balbi 40, venerdì 24, lunedì 27 e martedì 28 gennaio 2025, dalle 9.00 alle 18.00
Paul Celan, nato a Cernăuți nel 1920 e morto a Parigi nel 1970, è una delle voci poetiche più autentiche e struggenti del ventesimo secolo. Sopravvissuto alla Shoah, la sua poesia è intrisa di un dolore cosmico e di una riflessione profonda sulla condizione umana, sull’orrore della storia e sulla possibilità di trovare un linguaggio che possa confrontarsi con l’indicibile.
La luce che filtra dalle finestre della Biblioteca posandosi su spazi consacrati al sapere conferisce allo spazio un’atmosfera che ci riporta alla prima metà del 1900: il luogo perfetto per il trittico multimediale che ho realizzato con Dario Picciau, artista, membro dell’Accademia delle Arti e Scienze Digitali di New York e Fabio Patronelli, artista e musicista. Il luogo è una cornice che trasuda la storia di un secolo, come il nostro lavoro che intreccia arte, memoria e tecnologia. L’opera si ispira alla poesia di Paul Celan – testimone della Shoah e voce fra le più profonde, autentiche e necessarie del Novecento – e si pone come un tributo al suo linguaggio capace di attraversare l’inenarrabile.
La scelta del trittico non è casuale. Da sempre questa forma è utilizzata per rappresentare i momenti cruciali dell’esperienza umana, sia essa religiosa o profana. Penso al trittico di Bernardo Daddi al Museo del Bigallo, un piccolo altarolo che si apre come uno scrigno, rivelando una narrazione intima e sacra. Oppure alla macchina d’altare di Isenheim di Matthias Grünewald, capace di assumere ben tre configurazioni differenti: un capolavoro che esplora la sofferenza e la redenzione attraverso una complessa metamorfosi di immagini. Nel nostro lavoro, il trittico diventa uno spazio di meditazione attiva, un luogo in cui passato, presente e futuro si incontrano e si interrogano a vicenda.
Ho lavorato spesso sul tema della memoria della Shoah, ma ogni volta è come affrontare una nuova responsabilità di proporzioni titaniche. Nel 2004, con Binario 21, Dario e io abbiamo raccontato la vicenda di Liliana Segre durante la deportazione e l’internamento ad Auschwitz, partendo dal luogo che oggi è il Memoriale della Shoah di Milano. Nel 2008, con Dario e il poeta e artista italoperuviano Steed Gamero, abbiamo creato due installazioni per il Comune di Napoli, Capelli d’oro e di cenere e Psiche incatenata, dedicate rispettivamente alle donne vittime dell’Olocausto e ai disabili psichici perseguitati nell’operazione Aktion T4. Nel 2023 Dario e io abbiamo realizzato il Memoriale della Shoah sul Cammino di Sant’Anna, al Furlo (Fossombrone), l’unico presente nelle Marche. Ogni opera è una tessera di un dialogo più grande, parte del lavoro di educazione alla Memoria dell’Olocausto che portiamo avanti da tanti anni.
Quando Dario, Fabio e io abbiamo cominciato a pensare a questa nuova opera, il trittico Sprich auch du, ci siamo subito confrontati con l’immensità del tema: come raccontare Celan mantenendo la complessità del suo linguaggio, in cui ogni sillaba, ogni parola, ogni verso si caricano di nuovi significati da esprimere, oltre il tempo e la stessa realtà, negli anfratti dell’animo umano e attraverso i piani che compongono la vera storia della civiltà? Come rappresentare l’orrore, la perdita e l’imperativo – quasi impossibile – alla resilienza che animano la sua poesia? La risposta che ci siamo dati è triplice: ricordare richiede infatti conoscenza, vigilanza e impegno civile. Ecco, ancora, la forma del trittico, non soltanto per il suo richiamo storico all’arte sacra e alla rimembranza, ma perché è una struttura che consente di porre in dialogo reciproco tempi, spazi e sentimenti differenti. Ogni pannello è un’esperienza, un universo a sé stante, ma insieme formano una rappresentazione unica che si apre e si chiude, proprio come i versi di Celan, che si celano e rivelano nel respiro profondo di un poema tragico, oscuro, disintegrato e lacerante.
Parla anche tu,
parla per ultimo,
dai voce alla tua parola.
Parla –
ma non separare il No dal Sì.
Dai alla tua parola anche il senso: dalle l’ombra.
La creazione del trittico è stata un viaggio intenso. Nel pannello centrale, abbiamo voluto evocare la parola di Celan, l’assoluto della sua arte, il ricordo dei campi attraverso una Todesfuge, la sua Fuga di morte ripercorsa dalla fine all’inizio, perché sono versi che non hanno nascita e morte, ma un flusso circolare ed eterno di sangue e fumo, di ceneri come frammenti di memoria ardente. L’immagine del poeta che parla è costruita come se emergesse da uno schermo rigato; sono riflessi spezzati di un volto che cerca di ricomporsi. Qui, la tecnologia non è un semplice strumento, ma un linguaggio espressivo: i software di intelligenza artificiale sono in grado di generare volti che non sono del tutto definiti, ma cercano la propria realtà temporale e umana come ricordi sfuggenti. La voce ricreato dagli algoritmi è la sua: è la voce di Celan che ci raggiunge da antiche luci astrali, spazi pieni di vuoto e buchi neri. Latte nero dell’alba. Una voce che non si può dimenticare, umana e digitale, intenta a dire versi che si intrecciano con le immagini: volti anonimi, mani e ombre, cemento e crudeltà, esseri umani compressi da un’aria tombale in una danza interminabile e fatale. Ogni dettaglio è stato pensato per creare un impatto viscerale, un’esperienza che non lascia spazio all’indifferenza.
Il pannello di sinistra è il canto, un canto che si leva da un tempo di quiete, ma resta intriso della consapevolezza della perdita totale, dell’annientamento, della speranza che aveva carni, ma adesso è uno scheletro bruciato, un attimo prima di essere disperso nel vento. Qui abbiamo voluto rappresentare una redenzione che non è possibile raggiungere, non un canto di prigionia, ma un canto di polvere che, vibrando, si rapprende, divenendo il cemento di cui si compongono le prigioni senza via di uscita. Fabio ha creato una Lied straordinaria, che risuona e permane a lungo nell’animo di chi la ascolta, mentre il ritratto di colei che la canta si fa sempre più lontano, come un ricordo che svanisce o una foto che sbiadisce in un tempo accelerato. Questo è il pannello della Memoria considerata come unico nutrimento possibile per chi abbia fame di verità e giustizia. Un cibo poverissimo e amaro, il solo che abbia, tuttavia, le proteine in grado di tenere ben saldi nell’organismo della nostra coscienza i legami di forza e integrità, i mattoni invisibili che nutrono il coraggio e danno sostanza alle azioni che trasformano l’indignazione in riscatto.
Trasformazione, oh trasformazione,
da luce pura a fango,
lo scalpello d’osso incide a fondo,
separa il crepuscolo dalla notte,
ciò che gli occhi un tempo videro
ritorna lentamente in fiori gialli.
Il pannello di destra è una personificazione della memoria. È la donna, la madre, l’ipostasi del sangue. È la vita nel suo valore che muta nel sentimento dell’umanità. È Margarete, è Sulamith, sono labbra che scandiscono le parole di Celan, per riempire di sostanza umana un abisso senza fondo di disumano orrore, dolore e perdita. Lavorare su questa parte è stato emotivamente devastante. I termini, come suoni emessi in uno spazio umano che è diventato desertico, sembrano provenire da un mondo prosciugato per sempre: suoni ripetuti, echi di voci lontane, frammenti di silenzio eloquenti come lamenti o grida.
L’arte della Shoah ha una responsabilità immensa. Non è solo commemorazione, ma un monito, un richiamo alla responsabilità collettiva. Penso alle Scarpe sulla riva del Danubio di Gyula Pauer e Can Togay, un’opera che mi ha sempre colpito per la sua semplicità devastante. O alle Foglie cadute di Menashe Kadishman al Museo Ebraico di Berlino, un tappeto di volti che scricchiolano sotto i passi dei visitatori, costringendoli a confrontarsi con il peso della memoria. Ogni artista trova un linguaggio diverso, ma l’obiettivo è lo stesso: mantenere viva la memoria, impedirle di diventare silenzio.
Con Sprich auch du abbiamo cercato di creare non solo un’opera d’arte, ma un dispositivo memoriale attivo. La tecnologia ci ha permesso di esplorare nuove forme di espressione, ma l’essenza rimane profondamente umana. Celan scriveva che “La poesia è un messaggio in una bottiglia”, un tentativo di comunicare oltre il tempo e lo spazio. La nostra opera vuole essere una bottiglia lanciata nel mare del presente, un invito a ricordare, a interrogarsi, a non voltarsi dall’altra parte.
Quando la videoinstallazione Sprich auch du sarà esposta alla Biblioteca Universitaria di Genova, nella mattina del 24 gennaio ben cento studenti si fermeranno davanti ai pannelli, ascoltando la voce di Celan e lasciandosi trasportare dalle immagini e dai suoni. Dario, Fabio e io ci auguriamo che escano dalla sala con qualcosa di più di una semplice esperienza estetica: un pensiero, una domanda, forse una nuova consapevolezza. Siamo convinti che l’arte debba cercare di non essere fine a sé stessa, ma di trasformarsi in un ponte, un invito al dialogo, un atto di resistenza contro l’oblio.
La videoinstallazione Sprich auch du si inserisce nella cornice della XVII edizione della rassegna Segrete – Tracce di Memoria, ideata e curata da Virginia Monteverde. Dal 2011, questa rassegna ricorda la Shoah attraverso installazioni site-specific, spettacoli, incontri e performance, ospitate nelle antiche prigioni della Torre Grimaldina di Palazzo Ducale e in altre sedi prestigiose di Genova.
Scheda dell’opera
Titolo: Sprich auch du
Ideazione e creazione: Roberto Malini, Dario Picciau, Fabio Patronelli
Forma: videoinstallazione
Tecnica: tecnica mista di Intelligenza artificiale, pittura digitale e sound design
Anno: 2025
Contesto: parte della rassegna Segrete – Tracce di Memoria, un’alleanza di artisti in memoria della Shoah.
Luogo: Biblioteca Universitaria di Genova, via Balbi 40
Date e Orari: venerdì 24, lunedì 27 e martedì 28 gennaio 2025, dalle 9.00 alle 18.00
Evento speciale:
24 gennaio, ore 10:30: Presentazione della videoinstallazione con la partecipazione di cento studenti.
Segue: conferenza Auschwitz 1945-2025: la Storia rende liberi.
Sprich auch du è un tributo multimediale alla poetica e alla memoria del grande autore, un’opera che intreccia innovazione tecnologica e riflessione umanistica per esplorare i temi della Shoah attraverso un trittico digitale immersivo.
Nelle foto, un’immagine del trittico Sprich auch du; Roberto Malini e Fabio Patronelli