di Roberto Malini
La sorte degli europei di origine africana durante l’Olocausto è un aspetto della persecuzione razziale attuata dai nazisti su cui è necessario effettuare un approfondimento storico, per colmare una lacuna di grande importanza. Le ricerche e le testimonianze sulla sorte dei neri in Germania sono scarse. Con le leggi razziali, i tedeschi di origine africana vennero privati di ogni diritto, come gli ebrei e i rom. Molti fuggirono dalla Germania e secondo alcuni studiosi non rimasero nel paese più di due/tremila tedeschi di origine africana, durante la Seconda guerra mondiale. Di questi, da cinquecento a ottocento in giovanissima età – i Rheinlandbastard, figli di donne tedesche e soldati coloniali francesi – vennero sterilizzati, mentre conosciamo anche decine di casi di uccisioni o deportazioni nei campi di morte. Fatto sta che dopo la Liberazione, la comunità afro-tedesca era praticamente inesistente. Riguardo alla deportazione e internamento da altre nazioni (per esempio la Francia), è difficile stabilire quante persone di origine africana vi fossero, data la difficoltà che esiste nel distinguerli in base ai cognomi. Gli studi su quest’argomento sono scarsi e incompleti. Secondo il giornalista e studioso Serge Bilé da dieci a trentamila persone di origine africana – provenienti da diversi paesi occupati dai nazisti – furono internate nei campi di concentramento e sterminio.