di Roberto Malini
La più straordinaria stagione di civiltà e arte fu iniziata e ispirata da un ventenne cui non mancavano né il talento artistico né la capacità di innovazione. Nato Il 21 dicembre 1401 a Castel San Giovanni in Altura (oggi San Giovanni Valdarno) il ragazzo si chiamava Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, ma è universalmente conosciuto come Masaccio. Fu l’artista che avviò la macchina meravigliosa del Rinascimento italiano, insieme allo scultore Donatello e all’architetto Brunelleschi, dei quali fu seguace e amico. Nella sua breve vita mise in atto un’autentica rivoluzione dell’arte pittorica, partendo dalle conquiste dello spazio e del volume raggiunte da Giotto e implementando il lavoro del Brunelleschi sulla prospettiva. Portò nell’arte italiana la grazia e il movimento naturale delle cose reali, aprendo le porte, con il suo genio umile, alla più formidabile evoluzione della pittura, che di lì a poco avrebbe prodotto giganti come Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Apprese i rudimenti delle arti plastiche da nonno Simone e dal cognato Mariotto di Cristofano, ma l’istinto di conoscere il vecchio e sperimentare il nuovo fu il motore della sua maturazione repentina, che a soli diciott’anni lo portò ad essere reputato un maestro. A vent’anni divenne socio di Masolino da Panicale, cui trasmise l’importanza della prospettiva. Insieme, i due artisti realizzarono presso la cappella Brancacci, all’interno della chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze, gli affreschi con le “Storie di San Pietro” (con interventi di Filippino Lippi), l’opera che documenta l’alba, luminosissima, del Rinascimento. Masaccio lavorò alle “Storie di San Pietro” fino alla morte, che sopravvenne nell’estate del 1428.