di Nicolò Scialfa
Il re degli ontani è un romanzo del 1970 di Michel Tournier; è la storia di un uomo che recluta ragazzini e li fa diventare nazisti, convinto così di proteggerli. Pubblicato dall’editore Gallimard vince nello stesso anno il Premio Goncourt.
Il titolo è tratto dal poema Erlkönig di Goethe, (die Erle = l’ontano), anche se il nome deriva dalla parola danese per “Re degli Elfi” (Ellerkonge) .
Diario personale di Abel Tiffauges; amicizia e complicità con Nestor col quale condivide un’ambigua attrazione per i ragazzini. Allo scoppio della guerra nel 1939, Abel, nella vita civile garagista e allevatore di piccioni, viene fatto prigioniero dei nazisti nel campo di Moorhof in Prussia orientale, vicino alla riserva di caccia di Hermann Göring, detto l’orco. Abel finisce con l’unirsi alla riserva del maresciallo e compie una carriera prodigiosa divenendo complice degli orrori hitleriani. Nel 1943 viene trasferito nuovamente in Masuria, nell’antica fortezza di Kaltenborg trasformata in “Napola” (National Politische Erziehungsanstalten), accademia paramilitare del Terzo Reich e fucina della nuova classe dirigente nazista; Abel Tiffauges è il mostro nel vero senso del termine (fenomeno spaventoso, il centro di pulsioni incontrollabili e simbolo della «Phoria» (dal tema di phérō, portare) del trasporto, che percorre tutto il romanzo in una molteplicità di variazioni e ricombinazioni simboliche.
Tournier, grande germanista morto novantunenne nel 2016, purtroppo misconosciuto in Italia, pone inquietanti e imbarazzanti interrogativi con un libro coltissimo e assai difficile, ricco di temi inquietanti e profondi. Continui richiami storici, filosofici, geografici, mitici e biblici, senza trascurare accurate definizioni delle gerarchie militari della wehrmacht ed una precisa e minuziosa catalogazione dei cervi in base a vari parametri che considerano l’ampiezza delle corna maschili.
Cupo, nero,torbido e subdolo, racconta dell’Orco con la O maiuscola, l’Orco per eccellenza, l’Orco di Kaltenborg, un moderno Re degli Elfi al tempo della notte della Storia e della Ragione, un’Orco che seduce le sue piccole vittime in prossimità della Catastrofe.
Vorrei ricordare, forse inutilmente, che ogni sistema totalitario, e il Nazismo in primis, punta sul reclutamento e indottrinamento dei giovani e giovanissimi entusiasti, euforici (eu-phoria)e facilmente manipolabili. Unico antidoto: i buoni maestri, una scuola di alto livello, critica, seria e rigorosa… appunto… ciò che abbiamo oggi… I nazisti eliminavano soprattutto i buoni professori di Storia… non devo spiegare il motivo…
“Mi ero trovato in Germania al momento dell’ascesa e dell’espansione del nazismo a un’età – quella di Pollicino – che interessa al capo degli Orchi e avevo sentito quanto il nuovo regime fosse imperniato su di me e i miei simili. Era effettivamente una delle caratteristiche del fascismo quella di sopravvalutare la giovinezza, di farne un valore, un fine in sé, un’ ossessione pubblicitaria. Un movimento giovane, di giovani, per i giovani, questo era lo slogan più spesso ripetuto in Italia. E si deve convenire che la vita politica fascista ha qualcosa d’infantile, voglio dire che si manifesta a un livello che la mette alla portata dei più giovani con le sue sfilate, le sue feste, i suoi falò, le sue adunate, le sue organizzazioni giovanili.” (Michel Tournier)