di Steed Gamero
La Shoah e i suoi artisti al centro delle celebrazioni legate alla XXI edizione del Premio Nazionale Giovanni Rotondi ai salvatori dell’arte. L’8 giugno si è tenuta presso il suggestivo corridoio circolare della Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro (PU) l’inaugurazione della mostra “Artisti dell’Olocausto”, con l’esposizione di dodici opere di artisti ebrei scomparsi nei campi di morte o sopravvissuti alla persecuzione nazista, provenienti dalla collezione – composta da oltre duecento opere fra dipinti, acquerelli, disegni, incisioni e sculture – che il poeta e difensore dei diritti umani Roberto Malini ha donato nel 2012 al Museo Nazionale della Shoah di Roma. Prima dell’apertura della mostra si è tenuta la presentazione dell’evento, con gli auspici di Giovanna Rotondi Terminiello, figlia di Pasquale Rotondi – il salvatore di tanti capolavori dell’arte italiana durante la Seconda guerra mondiale – nonché presidente della giuria del Premio Rotondi e il saluto del sindaco di Sassocorvaro Daniele Grossi. Introdotto dal giornalista Salvatore Giannella, ideatore e coordinatore del progetto “L’Arca dell’arte” e del “Premio Rotondi”, Roberto Malini ha illustrato le motivazioni che l’hanno indotto a dedicare anni di ricerca e importanti risorse per salvare l’arte dell’Olocausto dalla dispersione, cercando le tracce delle opere degli artisti ebrei sopravvissute alla distruzione capillare messa in atto dai seguaci di Hitler dal 1933 fino alla Liberazione. “Ho salvato la prima opera nel 2000 a Parigi” ha spiegato Malini di fronte a un pubblico interessato e commosso, “durante il vernissage di una mostra in cui erano esposte le mie incisioni della serie ‘Les enfants des étoiles’, dedicate ai bambini ebrei assassinati nei campi di morte nazisti. Era un disegno a matita che raffigurava un rabbino. Me lo mostrò la nipote di un artista assassinato dai nazisti, che era venuta a vedere i miei lavori. Acquisii quel primo pezzo e iniziai a chiedermi se vi fossero ancora, in giro per il mondo, opere scampate ai roghi e alle bombe e quanti artisti scampati allo sterminio avessero continuato a dipingere dopo la guerra. Così entrai in contatto con i più importanti memoriali della Shoah del mondo, con i sopravvissuti e le famiglie degli artisti scomparsi nei campi di morte. Cercai indizi sulle opere superstiti e su dove le avrei potute trovare e acquisire. Conobbi notevoli artisti scampati all’Olocausto ancora in vita, che in alcuni casi divennero miei cari amici, oltre che preziose guide nell’opera di salvataggio. Artisti come Jacob Vassover, uno degli ultimi rappresentanti dell’arte yiddish – l’arte degli shtetl, i villaggi ebraici dell’Europa dell’est – e Tamara Deuel. Vassover era sopravvissuto alla deportazione nel ghetto di Lodz e ad Auschwitz-Birkenau, la Fabbrica della morte; la Deuel al ghetto di Vilna, in Lituania, al campo di Kaiserwald e a una terribile marcia della morte”. Malini, che ha ricevuto il Premio Rotondi – Sezione Speciale Mecenatismo, ha poi riassunto, rispondendo alle domande di Salvatore Giannella e del sindaco le tappe della sua impresa: “Nel corso di dieci anni di minuziosa ricerca, le opere della collezione divennero due, poi tre, quattro, dieci, venti. Fino a raggiungere e superare i duecento pezzi, accanto ai quali ho recuperato preziosi libri d’arte, anch’essi sopravvissuti al fuoco della distruzione. Le opere raccolte dimostrano quanto fosse viva, originale e innovativa l’arte degli ebrei d’Europa, che fondevano l’arte tradizionale yiddish – che i rabbini volevano ‘semplice e autentica come una preghiera’ – con il rinnovamento promosso dalle avanguardie. Il lavoro di Marc Chagall rappresenta una minima parte del contributo che ben duecentomila artisti ebrei stavano offrendo alla nuova storia dell’arte e che le leggi razziali prime e lo stermini poi hanno annientato. Il contributo dei pittori, degli incisori e degli scultori che lavoravano nelle comunità ebraiche europee prima dell’Olocausto, però, non è stato cancellato, perché le opere sopravvissute gridano ancora il loro messaggio, il loro contenuto di forza e bellezza”. Giovanna Rotondi Terminiello ha concluso la presentazione con emozionanti parole di elogio verso il “salvatore dell’arte dell’Olocausto” ed esprimendo l’augurio che il Museo, con uno sforzo congiunto insieme alle istituzioni, dedichi ora il massimo impegno alla realizzazione di una sede di esposizione permanente per la collezione, che rappresenta un patrimonio unico in Europa di Memoria e conoscenza dell’arte che apparteneva – e appartiene – a un grande popolo massacrato dai fautori dell’odio. Al termine della presentazione Il poeta mecenate mi ha chiesto di menzionare alcune delle persone che l’hanno aiutato nella difficile missione di salvataggio: il regista e artista Dario Picciau, la storica dell’arte Carol Morganti, il figlio della Shoah e amico dell’arte Rami Lavitzky, il musicista Enrico Zanier, l’artista Fabio Patronelli, lo scrittore Dario Malini. Ha fatto anche il mio nome, anche se non ho altro merito che quello di essergli stato vicino e di aver sempre creduto nell’importanza di quello che stava facendo e che, a mio avviso, solo la gente del prossimo futuro potrà apprezzare completamente. Ai nomi di chi ha sostenuto la collezione nella prima ora si sono aggiunti poi il politico e giornalista Gianni Letta, grande amico della collezione, l’ingegner Leone Paserman, ex presidente della Comunità Ebraica di Roma e del Museo Nazionale della Shoah, il testimone Thomas Gazit e altre persone che dedicano sempre importanti energie per preservare la Memoria dei milioni di martiri della Shoah. Dopo la breve e toccante cerimonia del “taglio del nastro” un pubblico numeroso, attento e sensibile ha visitato la mostra e Malini ha illustrato brevemente, ma sempre con intensità, il significato di ciascuna opera e qualche nota sul suo autore, vittima dell’Olocausto o sopravvissuto alla deportazione. Poco oltre il punto in cui terminava l’esposizione, con il disegno fortemente evocativo di Yehuda Bacon “Volti della Memoria”, Salvatore Giannella ha indicato lo spazio, lungo la stessa parete del corridoio circolare, dove il grande Pasquale Rotondi nascondeva “La tempesta”, per salvare dalle razzie dei nazisti il capolavoro del Giorgione insieme a tanti altri inestimabili dipinti. Su quello spazio e sull’opera del Giorgione in trasparenza un’epigrafe ricordava l’operazione salvataggio compiuta dal coraggioso sopraintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte di Urbino.
Sabato 9 giugno dalle 16 si è svolta presso la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro la consegna dei riconoscimenti ai salvatori dell’arte, evento clou della XXI edizione del Premio Nazionale Pasquale Rotondi. La giornata è iniziata a Urbino, nel giardino botanico di Palazzo Ducale, dove Giovanna e Paola, figlie di Pasquale Rotondi, hanno testimoniato alcuni momenti del loro passato, legati proprio a Palazzo Ducale. Non a caso il titolo dell’incontro era “Il Palazzo nelle parole di Pasquale Rotondi”. Salvatore Giannella ha letto alcune pagine del diario che Pasquale Rotondi ci ha lasciato, in cui il sopraintendente parla del Palazzo Ducale e del salvataggio di migliaia di opere d’arte dei maestri italiani, dal Giorgione a Giovanni Bellini, da Piero della Francesca a Paolo Uccello, dal Tiziano a Raffaello. Subito dopo ha avuto luogo la visita guidata alla mostra “I giardini del Duca”, con la curatrice Anna Cerboni Baiardi e la salita ai Torricini del Palazzo Ducale di Urbino. Rientrati a Sassocorvaro, dopo un pranzo frugale a Urbino e una breve visita alle formidabili bellezze architettoniche e artistiche del suo centro storico, patrimonio dell’Umanità UNESCO, ci siamo recati nel cortile d’onore, in attesa di assistere alla cerimonia di premiazione nel teatro. Per accogliere il numeroso pubblico, oltre al teatro sono state utilizzate altre due sale, collegate in diretta all’evento attraverso monitor. Salvatore Giannella ha presentato con la consueta bravura e simpatia, riferendo spesso aneddoti e notizie riguardanti i protagonisti delle “operazioni salvataggio” considerate degne di riconoscimento da parte della giuria presieduta da Giovanna Rotondi Terminiello. I premiati sono stati introdotti da video che sintetizzavano attraverso immagini e testi emozionanti ogni singola azione compiuta per salvare opere d’arte. Le principali autorità delle Marche hanno consegnato i riconoscimenti: il presidente della Regione, il prefetto, sindaci ed eminenti autorità. Il Premio Rotondi – Sezione Speciale Mecenatismo con cui è stata riconosciuta l’impresa di Malini, che ha restituito all’umanità una parte importante dell’opera superstite degli Artisti della Shoah, è stato accolto dal pubblico con un applauso lungo e caloroso. “Ci sono cose fragili che scompaiono nel silenzio,” ha detto Malini nel suo discorso, “e chi si accorge di questa perdita sente il dovere di salvarle”. Una frase che, a mio giudizio, esprime le motivazioni che inducono i salvatori dell’arte – come Pasquale Rotondi, Maurizio Fiorilli o Roberto Malini – ad agire in fretta, con responsabilità e in una difficile lotta contro il tempo, per evitare che l’umanità sia privata dell’ennesimo tesoro di memoria e bellezza.
Ecco i salvatori dell’arte scelti dalla giuria del Premio Rotondi 2018, presieduta da Giovanna Rotondi Terminiello e coordinata da Salvatore Giannella, con le relative motivazioni.
Ecco i salvatori dell’arte scelti dalla giuria del Premio Rotondi 2018, presieduta da Giovanna Rotondi Terminiello e coordinata da Salvatore Giannella, con le relative motivazioni.
SEZIONE MONDO
Vince Maurizio Fiorilli, inflessibile avvocato dello Stato per il suo impegno continuo a caccia dei tesori perduti d’Italia. Fiorilli, andato in pensione lo scorso anno, dal 1965 ha rappresentato l’Italia in vari tribunali del mondo. Grazie alla sua diplomazia culturale ha riportato a casa tanti capolavori, soprattutto tesori archeologici, saccheggiati in anni recenti, meritandosi l’appellativo di “flagello dei predatori di tombe”.
SEZIONE EUROPA
Ai Caschi Blu della Cultura, per l’impegno nelle terre ferite da guerre e terrorismi e per le attività di recupero in favore del patrimonio artistico e culturale dei paesi in crisi, come Kosovo e Iraq, dovute all’uomo e a calamità naturali. Un riconoscimento che vuole essere anche un augurio per questa task force europea, generata dai Carabinieri italiani (Comando Generale Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale), al centro dell’agenda della comunità internazionale a tutela della nostra storia e del nostro futuro.
SEZIONE ITALIA
Ai funzionari tecnico – scientifici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo provenienti dagli uffici periferici del MiBACT per l’eccezionale lavoro sul campo svolto a supporto delle Unità di crisi nelle terre dell’Italia centrale sconvolte dal sisma del 2016-2017.
Alle 3 sezioni canoniche sopra indicate si aggiungono, come di consueto, i premi speciali:
PREMIO SPECIALE MARCHE
All’antiquario Giancarlo Ciaroni e ai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona per il felice esito dell’Operazione Barocci, che ha portato al recupero di un frammento e alla riconquistata integrità di una preziosa tela del Duomo di Urbino da cui 35 anni fa era stato ritagliato e rubato.
PREMIO SPECIALE MECENATISMO
A Roberto Malini, salvatore dell’arte dell’Olocausto, per aver donato al nascente Museo della Shoah di Roma 240 dipinti, da lui recuperati, di artisti ebrei scomparsi nei lager nazisti.
PREMIO SPECIALE COMUNICAZIONE
A Franco di Sarro, amministratore delegato e inventore della Nexo Digital, che ha
portato la Grande Arte al cinema (film, documentari, anime, concerti, balletti), con
realizzazioni di alta qualità tecnica e scientifica in sintonia con un pubblico crescente di art lovers.
PREMIO SPECIALE PROTEZIONE CIVILE
All’architetto Antonia Pasqua Recchia per essersi impegnata nelle zone colpite dal
terremoto del 24 agosto 2016 svolgendo un fondamentale ruolo di coordinamento come soggetto attuatore per i Beni culturali, con il compito di individuare, progettare e coordinare gli interventi di messa in sicurezza dei manufatti artistici e architettonici avvalendosi delle esperienze di una lunga carriera che ha avuto come filo conduttore la salvaguardia del patrimonio culturale.
L’ARTE CHE SALVA L’UMANITA’
Premio riservato a chi salva, attraverso l’arte, uomini e territori. A Nik Spatari e Hiske Maas, coniugi artisti del MuSaBa, parco museo in Calabria diventato, grazie al loro pluriennale lavoro creativo, un centro di cultura unico nella Locride ionica, superando momenti durissimi per ostacoli e minacce della criminalità.
TRIBUTO ALLA MEMORIA
Alla restauratrice Donatella Zari, che ha concluso un’intensa vita professionale dedicata alle operazioni di recupero dei beni artistici, culminata con il restauro del Giudizio Universale del Camposanto di Pisa, portato a termine con Carlo Giantomassi e Gianluigi Colalucci.
Nelle foto di Steed Gamero: 8 giugno, Roberto Malini con Giovanna Rotondi Terminiello e Salvatore Giannella; la conferenza di presentazione della mostra “Artisti dell’Olocausto” con, da sinistra, il sindaco di Sassocorvaro Daniele Grossi (in piedi), Giovanna Rotondi Terminiello, Salvatore Giannella e Roberto Malini; il taglio del nastro e visita alla mostra. 9 giugno, Giovanna e Paola, figlie di Pasquale Rotondi, durante l’incontro a Urbino, nel giardino botanico di Palazzo Ducale; Roberto Malini sul torricino nord di Palazzo Ducale; il poeta Steed Gamero e l’artista Fabio Patronelli con Roberto Malini, sullo sfondo di Urbino (foto gentilmente scattata da un passante); organizzatori, giuria, autorità e premiandi nel cortile d’onore della Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro; il teatro della Rocca durante la cerimonia di premiazione e foto di gruppo al termine della XXI edizione del Premio Rotondi 2018; Malini con il Tiepolo esposto alla mostra “Guerra e pace: il ritorno di capolavori da Bergamo, Roma e Urbino”, presso la Rocca Ubaldinesca; cena di arrivederci presso la Rocca Ubaldinesca (quest’ultima foto è di Luca dell’Agriturismo Cà Cecchino).