di Roberto Malini
Nella foto di Steed Gamero sono a Berlino, presso alcuni resti del muro, caduto il 9 novembre 1989. In Germania, però, come nel resto dell’Unione europea, si lavora ai più alti livelli istituzionali per innalzare nuove barriere. Barriere invisibili, i cui mattoni sono gli accordi stipulati con paesi in cui non esiste il rispetto dei diritti umani, i provvedimenti xenofobi e razzisti, la legittimazione dell’intolleranza. Crescono muraglie più disumane e oscene di quelle che sono cadute e purtroppo ci sono ancora folle che applaudono queste politiche, portano l’odio ai vertici delle nazioni, promuovono la barbarie “politicamente corretta”.
I continui respingimenti di profughi – che violano la Convenzione di Ginevra del 1951, ma che l’Unione europea promuove anziché combattere – e la solitudine in cui sono lasciati coloro che fuggono da crisi umanitarie per cercare di sopravvivere sono causa di immani tragedie. Dei morti nel deserto o nei luoghi di detenzione gestiti da trafficanti senza scrupoli e servizi segreti non ci arrivano che poche e saltuarie informazioni. Qualche notizia e numeri – spesso ufficializzati al ribasso – sulle vittime delle traversate nel Mediterraneo, invece, raggiungono l’opinione pubblica.
Proprio ieri, al largo della Libia, si è verificata l’ennesima morìa di migranti: cento dispersi, almeno tre bambini morti. E pare che siano di più, molti di più. Per salvare queste vite, il governo italiano non ha compiuto alcuno sforzo; al contrario, ha deciso di chiudere i porti alle Ong per tutta l’estate e di proseguire con la politica dell’odio. Contemporaneamente, Malta ha fermato le navi delle Ong, impedendo loro di effettuare preziose operazioni di soccorso. Questa diffusa ideologia intollerante e le politiche di negazione del diritto all’accoglienza hanno un preciso significato: l’Italia e l’intera Unione europea hanno stabilito che le vite dei profughi – bambini, donne e uomini in grave disagio umanitario – non hanno alcun valore. I responsabili di tale orrore del nostro tempo, però, non sono solo i leader politici razzisti, ma anche tutti i loro seguaci, nonché milioni di indifferenti. Èd è proprio così, fra rifiuto e indifferenza, che avvengono i genocidi.