di Roberto Malini
La legge italiana è molto severa nei confronti della violenza sessuale, reato contro la persona disciplinato dagli art. 609 bis e segg. del codice penale italiano. Le pene detentive vanno dai sei ai dieci anni e se la vittima perde la vita è previsto l’ergastolo. La società civile deve appoggiare le donne nelle loro istanze e tutte le vittime di violenza, che spesso non denunciano il crimine subito. Oltre alle donne, bambini e minori vivono spesso gli abusi subiti nella paura, nella vergogna e nel silenzio. Così come i detenuti; ogni anno almeno seimila stupri avvengono nelle carceri, ma le denunce sono pochissime e non mi risultano condanne in tribunale. Vi sono detenuti che dopo reiterati stupri subiti si tolgono la vita. È importante, inoltre, che i dati relativi alle violenze sessuali siano correttamente divulgati. Sono crimini commessi nel 61% dei casi da italiani e nel 39% da stranieri, mentre oltre l’80% delle persone di cittadinanza italiana vittime di violenza sessuale subiscono gli abusi da criminali ugualmente italiani. Gli stupri all’interno delle famiglie raramente escono dal chiuso delle mura domestiche e questa è un’ulteriore tragedia. Degli stupri e delle violenze su persone Lgbt, invece, in Italia, non si occupano né gli istituti di ricerca né le istituzioni né i media: è un numero enorme di vittime che l’omofobia rende completamente invisibili.
Nelle foto, “Il rapimento”, di Paul Cezanne (1867); “Il rapimento”, bozzetto di Paul Cezanne (circa 1867).