“Clochard”, una poesia di Roberto Malini

Più vicini al cuore

Nella mia attività di difensore dei diritti umani mi trovo spesso a fronteggiare, con la sola forza della nonviolenza, i mostri dell’intolleranza e della crudeltà legalizzate. In quei frangenti mi ispira l’esempio che ci hanno dato, nella storia, i giusti. Se tutte le persone di buona volontà superassero i pregiudizi costruiti intorno alla realtà di chi è povero, sarebbe così semplice alleviare le infinite sofferenze che procurano loro l’odio, i timori irrazionali, l’emarginazione e la persecuzione da parte delle autorità. Autorità che li trattano come nemici dell’ordine e non come esseri umani in difficoltà. Si possono difendere i “clochard” con una moneta, se si agisce d’impulso, ascoltando l’intima voce della solidarietà e non i pregiudizi, che sono alla base di tante domande che si pone chi si trova di fronte al questuante: “Come spenderà i miei soldi?”; “Sarà un vero mendicante o farà parte di un racket?”; “Perché non va a lavorare, anziché chiedere denaro a me?”; “Non dovrei forse credere al tal ministro, che avverte da tanto tempo che dietro la mendicità si nascondono degrado e criminalità?”. Così si passa oltre e il prodigio della generosità muore ancora prima di germogliare. Essere dalla parte dei poveri significa credere che non vi sono differenze fra gli esseri umani e che sfortuna e fortuna non sono marchi sulla nostra pelle, ma condizioni che possono compensarsi a vicenda, in una famiglia come in una comunità, in un popolo o nell’intera umanità. Conosco tante persone che seguono una corrente contraria a quella del sospetto reciproco, della rabbia, della discriminazione. Dedicano parte del loro tempo e delle loro risorse personali a chi si trova in condizioni di indigenza ed esclusione sociale. Per migliorare la vita di una persona disperata e abbandonata da tutti, a volte è sufficiente fungere da mediatori per consentire alla persona in difficoltà di beneficiare dei servizi offerti dalle stesse istituzioni, da enti umanitari, da strutture sanitarie. Il primo passo è quello di non lasciare soli i poveri e gli emarginati, che vivono giorni durissimi di miseria, esposizione agli agenti atmosferici e alla violenza o all’indifferenza di chi li odia. Dare loro il proprio numero di cellulare è il modo più autentico di tender loro la mano, consentendogli di contattarci in caso di gravi difficoltà, che da soli non riuscirebbero ad affrontare. Viviamo in un mondo che ogni giorno insegue nuove conquiste ed edifica strutture così imponenti come la civiltà non ha mai ammirato. Eppure sembriamo incapaci di costruire le più piccole reti di solidarietà e amicizia nei confronti di chi soffre. Siamo storditi dai messaggi che provengono dalla politica, dai media e dalla pubblicità. Davanti alla nostra vista ci sono filtri di ogni genere, che ci rendono, a volte, insensibili come automi. Dobbiamo aprire gli occhi che si trovano in fondo ai nostri occhi, più vicini al cuore.

Clochard

di Roberto Malini

Quando attraversi la città
li vedi e non li vedi con occhi distratti
come fossero ombre nel paesaggio.

Non ti chiedi cosa facciano là
e perché siano rannicchiati nel silenzio.

Non puoi immaginare la loro storia,
ma sappi che sono eredi
di un’umanità libera.

Guardali con simpatia,
anche se rappresentano
la tua fragilità,
il castello di carte delle tue sicurezze,
la volatilità del tempo,
dei rapporti umani,
di quello che possiedi
e di quello che pensi di essere.

Loro sono te,
lo specchio del tuo cuore
rannicchiato nel silenzio,
il tuo respiro mutevole,
la tua generosità,
le tue mani che afferrano
momenti di fuoco e di ghiaccio,
la tua paura e il tuo coraggio.

E tu… sei loro quando contempli
la morte e la vita con la stessa pazienza,
quando ti senti a casa in ogni posto,
quando parli o canti da solo
per non soffrire il tempo.

Sei loro e come loro
non puoi fermarti in un luogo,
perché avverti che sono già sulle tue tracce
odio, paura e codardia,
con i loro occhi di cobalto
e le uniformi scure
che fanno abbaiare i cani.

Ma non temere, perché sul loro cammino
i tuoi piedi diventeranno sempre più leggeri
e le paure di ieri si scioglieranno
come la brina del mattino,
quando la prima ombra sarà tua.

L’incisione “Il mendicante” è di Eva Fischer, artista e testimone della Shoah (Genova, collezione Roberto Malini).

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