di Roberto Malini
Nato a Laval il 21 maggio 1844 e morto a Parigi, 2 settembre 1910, il pittore Henri Julien Félix Rousseau, detto “il Doganiere”, non ebbe una carriera semplice, ma fu incompreso fino agli ultimi anni della sua vita, quando la sua arte venne valorizzata da Picasso e dai più innovativi artisti dell’epoca. Fino a quel momento, le sue opere e persino i suoi capolavori potevano essere acquistati a un prezzo di poco superiore a quello di una tela vergine di pari misura. Ladruncolo e poi volontario in fanteria, il giovane Henri conobbe il carcere e appena riuscì a trovare un lavoro continuativo, presso un ufficiale giudiziario, si sposò con la giovanissima Clémence Boitard. A 27 anni iniziò a lavorare come gabelliere nell’ufficio del dazio parigino, guadagnandosi così il soprannome che lo accompagnerà per sempre. Rousseau, però, si riteneva innanzitutto un pittore, anche se veniva rifiutato regolarmente dal Salon e altrettanto regolarmente deriso dai critici contemporanei per la sua mancanza di tecnica e la goffaggine dei suoi lavori. Le cose non cambiarono quando si dedicò a soggetti esotici: tigri e giungle che suscitavano solo ilarità da parte del mondo accademico. Perseguitato dai creditori, l’artista ci ricascò: tentò di mettere in atto una piccola truffa e finì ancora dietro le sbarre. Per fortuna fu una breve esperienza, perché gli venne riconosciuta la condizionale. Improvvisamente le sorti, per lui, sembrarono cambiare: i surrealisti cominciarono ad apprezzare le sue opere; Picasso, Gauguin e Kandinsky, oltre al poeta Guillaume Apollinaire, espressero giudizi lusinghieri sulla sua arte: per loro, Rousseau era un maestro, capace di risvegliare la primitiva creatività dell’uomo e il fuoco del suo inconscio. Nonostante il loro appoggio, però, Rousseau non riuscì ad affermarsi presso il collezionismo e nessun mercante di rilievo sostenne con convinzione il suo lavoro. La sua favola triste non trovò così un lieto fine. Povertà e debiti furono i suoi soli compagni, fino al giorno della morte.
Nelle foto, “La Guerra detta anche La cavalcata della Discordia”, 1894 circa. Parigi, Musée d’Orsay; “Brutta sorpresa”, 1901, Filadelfia, Barnes Foundation; “Il sogno”, 1910, New York, MOMA.