La poesia di Alatishe Kolawole riscuote importanti consensi in Italia, dove è uscita la sua opera prima, la raccolta “Immergi i piedi in questo fiume di speranza”, edita da Lavinia Dickinson Editore per la collana “Isole del suono” e tradotta da Roberto Malini. Voce nuova, potente, “funambolica” e dotata di un’immaginazione capace di produrre metafore simili a veri e propri miti del nostro tempo, Alatishe è il cantore di un’Africa metamorfica e contraddittoria, duramente ferita da un progresso il cui ritmo eccessivo travolge popoli, culture e bellezze naturali, ma sempre alla ricerca di un equilibrio nella pace e nella convivenza serena fra genti diverse. Il poeta nigeriano, tuttavia, è anche un raffinato poeta d’amore, sentimento in cui identifica la sola possibilità per l’individuo e per l’intera società di lasciarsi alle spalle il dolore del passato e camminare verso un futuro sorridente.
Camminare sulla fune è cosa di ieri
di Alatishe Kolawole – trad. Roberto Malini
Scrivere è un lavoro così solitario e io sono tutto solo
Davanti a me ci sono due sedie e un tavolo su cui scrivere
Donna che parli tanto d’amore entra e unisciti a me
Allo scrittoio, potremo condividere la nostra luce con il mondo
Avere te che credi in me e lavori con me fa la differenza
Considerare una prospettiva positiva innalza lo spirito
Basta solo la fede
Resta con me, fammi sorridere almeno una volta al giorno
Beviamo e siamo felici di tanto in tanto
Camminare sulla fune è cosa di ieri se sei al mio fianco
Questo amore che non termina e scorre è tutto ciò che chiedo
Camminare sul filo è cosa di ieri se sei al mio fianco
Donna che parli tanto d’amore
Resta con me, fammi sorridere almeno una volta al giorno
Beviamo e festeggiamo di tanto in tanto.
Disegno di Jusepe de Ribera (1591-1652), “Acrobati sul filo”; stampa di Henri Toulouse-Lautrec (1864-1901), “Camminare sulla fune”