di Roberto Malini
Dal 27 maggio – che è anche il giorno del mio compleanno: una ragione in più per festeggiare – al 10 giugno 2019 si terrà a Le Dorat, comune francese della Haute Vienne, nella regione della Nuova Aquitania, la mostra di René Bokoul “Berceau de la sagesse” (“Culla della saggezza”). René Bokoul, conosciuto come “il Picasso d’Africa” è uno dei più importanti artisti del nostro tempo e per me è da oltre dieci anni un amico fraterno. Profugo dal Congo dilaniato dalla “Guerra mondiale africana”, ha ricostruito prima in Italia e poi in Francia – paese che ha riconosciuto il suo luminoso talento – una carriera spezzata dal terribile conflitto e dalla sua fuga nell’Unione europea, dove ha chiesto asilo. Ha vinto il Premio del Presidente della Repubblica Francese e il prestigioso Premio Picasso. Il segretario generale dell’Onu, il presidente della Banca Mondiale, il presidente della Repubblica francese, il re del Marocco e altri regnanti e capi di stato visitarono il suo atelier in Congo e acquistarono le sue opere. La scuola in cui René crebbe come artista è la celebre scuola di Poto-Poto, che già nel XIX secolo aveva posto le basi del Cubismo, a cui si ispirarono Picasso e Braque. René è un testimone dell’Africa. Un testimone di pace e uguaglianza. Nei suoi dipinti ritroviamo gli splendori e le ferite di un continente la cui cultura è antica come l’umanità. Le Dorat è una cittadina che nella sua lunga storia ha conosciuto distruzioni e rinascite. Nell’evento che presenta l’arte di René non è difficile identificare un simbolo della volontà che da sempre induce la civiltà a non accettare la distruzione, ma a recuperare sulle rovine il tesoro della nostra storia. Una volontà che adesso anima Parigi e tutta la Francia, dopo il terribile rogo che ha sfregiato per sempre la meravigliosa cattedrale di Notre-Dame, che però non è andata perduta e chiede alla civiltà di essere unita per riedificarla imponente e splendida come prima.