di Roberto Malini
La politica ci ha abituati a continui rovesciamenti delle forze in campo. Non è più una disciplina a difesa della civiltà, un sistema di pensiero e azioni volti a migliorare la vita dei cittadini di una nazione. È un gioco di ruolo, una caccia a benefici e privilegi personali, una vetrina della megalomania. E noi? Siamo quello che votiamo. Siamo quello che consumiamo. Siamo quello che ci seduce: dall’alto o dal basso.
Ciò che conta, però, al di là del carosello di uomini e vani discorsi, sono i numeri. L’Unione europea ha evitato l’ondata sovranista e solo questo si rifletterà sulle vite degli europei. Il vincitore italiano della tornata elettorale continentale, nonché ministro dell’Interno, adesso ha un notevole seguito, come gli youtuber o i vincitori dei talent, ma – non è difficile “profetizzarlo” – presto cadrà, come tutti i protagonisti dello “sporco gioco”, dagli altari alla polvere. Così va la comunità civile; così vanno i cicli del branco umano. E poi si ricomincia, dal basso o dall’alto.