di Roberto Malini
Avviene a poco a poco, ma progressivamente.
Le ideologie che hanno avuto origine
dal nazifascismo, a volte oggetto di “restyling”
e a volte no, stanno tornando in tutta l’Unione europea.
L’uomo forte e intollerante
si esprime liberamente,
senza che la società civile o la magistratura
riescano a impedire il suo atteggiamento
contrario alla democrazia e alla civiltà.
Svastiche, croci, omini di guerra
appaiono su vessilli e cartelli,
mentre i governi assistono indifferenti.
I ragazzi africani che fuggono da crisi umanitarie
muoiono nel deserto, nei covi dei trafficanti,
nelle prigioni, in mare.
E intanto noi non ci aggrappiamo più ai valori,
ma alla rabbia brutale, all’egoismo.
Siamo seguaci del nuovo nazismo
e come quelli di Hitler, diciamo
che stiamo difendendo le frontiere,
la famiglia, il lavoro.
Assuefatti alla menzogna affermiamo
che non sono disperati, ma invasori
gli esseri umani contro cui combattiamo
e non sono poveri, ma nemici dell’ordine
quelli che allontaniamo dalle nostre città.
Ci trasformiamo in quello che diciamo di odiare,
compiamo quelle stesse azioni orribili
che ci fanno indignare quando vediamo un film
sulla Shoah o su altri genocidi.
Nonostante la grande civiltà,
la saggezza degli ultimi testimoni
che ci mettono in guardia da noi stessi
– e che sono ancora soli, perché così li lasciamo
di fronte all’odio – abbiamo dimenticato.
Abbiamo dimenticato e siamo ancora barbari
Nella foto di Steed Gamero, il Memoriale della Shoah di Berlino