Martina Mirto, II liceo, commenta il suo disegno con una sola parola: “Quarantena”. Poi ci sono gli effetti, le ansie, le speranze, di cui una è scritta a matita nell’opera. “Ma ‘quarantena’ dice tutto,” ci spiega Daniela Malini, “anche se Martina ama scrivere. Forse ha ritenuto che l’immagine non avesse bisogno di spiegazioni”.
“Sono lieta dell’impegno dei ragazzi, prosegue, “e mi sembra utile a loro e anche a noi che abbiamo compiti educativi molto delicati. Ieri due alunni di II hanno espresso il desiderio di esprimersi a proposito di ciò che provano i figli degli infermieri, dei medici e anche dei poliziotti. Alcuni studenti hanno i genitori impegnati a vario titolo in ospedali o case di riposo. Emerge un dato allarmante, perchè i ragazzi conoscono la verità, in alcuni casi i genitori si sono isolatii dalle famiglie per non contagiare i loro cari oppure stanno molto attenti in casa. I figli di operatori sanitari o di persone con funzioni pubbliche subiscono una pressione rilevante sul piano psicologico. È importante che questi ragazzi abbiano uno spazio per esprimersi e di questo ringrazio Genova Poesia.
Il progetto “Studenti e coronavirus”
L’esperienza di Daniela Malini, docente e scrittrice, in collegamento quotidiano con i suoi studenti, costretti all’isolamento e raggiunti da notizie e numeri drammatici relativi alla tragedia della pandemia, nonché bombardati da messaggi mediatici spesso contraddittori. “Questo progetto è nato in modo del tutto spontaneo, “ spiega l’insegnante, “durante le primissime lezioni in videoconferenza con le mie classi. Mentre ci si ritrovava, con una certa emozione da parte di tutti, dopo un periodo di sola comunicazione attraverso il registro elettronico e le email con cui i ragazzi mi inviavano i lavori svolti, gli studenti mi hanno proposto di raccontare le loro giornate di clausura e ansia. Tra un discorso e l’altro, qualcuno ha iniziato a mostrare a me e ai compagni un disegno, un fumetto, una scritta, un autoritratto. Ho notato che c’erano in tutti questi lavori elementi comuni, il senso di spaesamento dei ragazzi: occhi enormi persi nel vuoto, sguardi come ipnotizzati rivolti verso uno schermo, letti della cameretta che si trasformano in stanze disadorne di ospedale, oggetti che assumono un nuovo significato simbolico (l’Amuchina), eroi che indossano la mascherina… La proposta di esprimere il proprio vissuto e di condividerlo con gli altri ragazzi è stata subito accolta da alcuni studenti. Ho poi pensato che fosse importante far conoscere anche all’esterno quello che provano gli adolescenti, che per la prima volta nella loro vita si ritrovano in una situazione nuova ed estremamente pesante sul piano psicologico. Spesso con un certo carico di lavoro scolastico da svolgere tutti i giorni, on line. Il progetto “Studenti e coronavirus” presenta alcune opere realizzate dagli studenti e le idee che le hanno ispirate. E a proposito di idee, un ringraziamento speciale a Federica.