“Un’analisi chiara, autentica, nel disegno di Alice Dolmetta, V Liceo,” spiega la docente che ha ideato il progetto, “e nelle parole che lo accompagnano. Mi ha ricordato un autore che per me diciottenne era stato sconvolgente, Edward Lear: i suoi Limerik e i disegni associati ad essi mi fecero comprendere, giovanissima, l’assurdità di certe nostre azioni che pure ripetiamo. forse perché la società ce lo richiede”.
Ed ecco il commento di Alice:
“Il mio disegno vuole essere una protesta verso il comportamento della scuola adottato durante questa quarantena. Costretti a stare casa per il bene pubblico, i ragazzi non hanno più tempo per loro stessi, sono costretti a stare ore ed ore davanti al computer, poiché pieni di compiti e lezioni. Gira l’hashtag ‘io sto a casa’, per far capire alla gente quanto sia importante non uscire in questo momento, ma gli studenti restano a casa caricati di ore al computer, e ciò aumenta lo stress già creato dalla situazione nazionale”.
Il progetto “Studenti e coronavirus”
L’esperienza di Daniela Malini, docente e scrittrice, in collegamento quotidiano con i suoi studenti, costretti all’isolamento e raggiunti da notizie e numeri drammatici relativi alla tragedia della pandemia, nonché bombardati da messaggi mediatici spesso contraddittori. “Questo progetto è nato in modo del tutto spontaneo, “ spiega l’insegnante, “durante le primissime lezioni in videoconferenza con le mie classi. Mentre ci si ritrovava, con una certa emozione da parte di tutti, dopo un periodo di sola comunicazione attraverso il registro elettronico e le email con cui i ragazzi mi inviavano i lavori svolti, gli studenti mi hanno proposto di raccontare le loro giornate di clausura e ansia. Tra un discorso e l’altro, qualcuno ha iniziato a mostrare a me e ai compagni un disegno, un fumetto, una scritta, un autoritratto. Ho notato che c’erano in tutti questi lavori elementi comuni, il senso di spaesamento dei ragazzi: occhi enormi persi nel vuoto, sguardi come ipnotizzati rivolti verso uno schermo, letti della cameretta che si trasformano in stanze disadorne di ospedale, oggetti che assumono un nuovo significato simbolico (l’Amuchina), eroi che indossano la mascherina… La proposta di esprimere il proprio vissuto e di condividerlo con gli altri ragazzi è stata subito accolta da alcuni studenti. Ho poi pensato che fosse importante far conoscere anche all’esterno quello che provano gli adolescenti, che per la prima volta nella loro vita si ritrovano in una situazione nuova ed estremamente pesante sul piano psicologico. Spesso con un certo carico di lavoro scolastico da svolgere tutti i giorni, on line. Il progetto “Studenti e coronavirus” presenta alcune opere realizzate dagli studenti e le idee che le hanno ispirate. E a proposito di idee, un ringraziamento speciale a Federica.