di Roberto Malini
L’artista Rossella De Stefani ha realizzato a Pesaro, in Piazza della Libertà, una riproduzione della Madonna della seggiola di Raffaello su un’area di 350 metri quadrati. Pochi giorni dopo il termine dell’opera, gruppi di ragazzini a piedi o in bicicletta l’hanno fatta sbiadire, lasciando impronte e scie scure sull’opera. Alcuni cittadini si sono risentiti, giudicando quegli interventi come uno sfregio al lavoro dell’artista, durato più di due settimane. A protezione (temporanea) della Madonna, il comune aveva posto un cerchio di cubi bianchi, rossi e verdi, in polistirolo. L’opera è stata calpestata sia prima che dopo la sistemazione dei cubi e in ogni caso, si sa, i ragazzini, di fronte a spiazzi aperti – o parzialmente aperti – sciamano senza controllo. E giocano e si inseguono come se danzassero. Ho conversato diverse volte, in passato, con i più esperti e talentuosi madonnari (molti sono di etnia rom), che dicevano sempre: “Le nostre opere sono uniche perché restano nella memoria della gente, ma sono destinate a durare poche ore, al massimo pochi giorni. È questo il loro fascino”. Arte dell’effimero, dell’impermanenza… La Madonna della seggiola che fu realizzata a Firenze qualche tempo fa, il giorno successivo era solo una macchia sbiadita…
La “Madonna della seggiola” di Raffaello è tradizionalmente fonte di ispirazione per i “madonnari”