Ecco il testo di Aldo Bellicchi, studente di prima presso il Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova. Il mondo che si vede e quello sommerso sembrano non poter comunicare. Ma c’è qualcosa che li unisce e li unirà per sempre, come nelle Ninfee di Monet.
Gli studenti del Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova, coordinati dalla docente e scrittrice Daniela Malini, stanno vivendo una nuova esperienza educativa e culturale, in questo periodo di pandemia e insicurezza sociale. Il tema dell’iniziativa è “L’arte risponde”.
“Siamo partiti dall’osservazione di alcune famose opere d’arte,” spiega Daniela Malini”. “I ragazzi si esprimono attraverso una riflessione, un monologo, un commento. Possono descrivere anche il particolare dell’opera scelta, far parlare un fiore. I sentimenti prodotti dalla pandemia che ci circonda e la situazione di isolamento emergono da soli, perché sono ben presenti nella coscienza dei ragazzi. E l’arte, interrogata da ciascuno di loro, come un test proiettivo dai contenuti universali, offre risposte da luoghi che sono quasi sempre meno ansiogeni della nostra attualità”.
Come un foglio che si dissolve
di Aldo Bellicchi, I Liceo
Opera scelta: Ninfee di Claude Monet
Il lago è come uno specchio, non cambia mai, a cambiare è tutto ciò che vi si riflette sopra.
E’ quasi come se, effettivamente, non fosse solo una grande conca d’acqua sulla quale le immagini si riflettono, ma uno di quei soggetti che visti dagli occhi dei pesci appaiono come delle sagome incerte e tremolanti, ma che possono in qualche modo lasciare un segno su quella calma distesa liquida.
C’è però qualcosa che non permette a noi e al mondo che si nasconde sotto le immagini riflesse di entrare in contatto. Noi ci possiamo solo soffermare sulla superficie, come un foglio di carta che prima o poi si dissolve; siamo fermati da uno strato sottilissimo e quasi invisibile che può essere infranto anche solo dal minimo tocco di un essere estraneo.
A farci capire questa nostra limitazione sono proprio le ninfee che nascono sotto l’acqua e non potranno mai vedere in nessun modo le proprie radici perchè loro guardano il nostro mondo, apprendendo tutto delle persone che passano passeggiando vicino alla loro casa.
Nel loro sottile fusto immerso, la luce del sole, che le creature acquatiche fanno fatica a vedere, si trasforma in nutrimento, le grida dei bambini e anche solo una semplice parola quasi impercettibile riecheggiano al suo interno e lo fanno vibrare smuovendo in modo armonioso la calma del mondo sommerso.
Queste piante che appaiono così belle ai nostri occhi però prima o poi sono destinate a morire cadendo sul fondale e rilasciando tutte quelle sostanze appartenenti alla terraferma che si trasformeranno in nutrimento per alghe, pesci, insetti e altre ninfee.
Le rane sono le uniche creature che hanno il dono di vivere in entrambe le dimensioni, ma diversamente dalle ninfee, nascono sì nel lago, ma tante volte muoiono sulla terraferma lasciando a noi qualcosa di un luogo che ci sembra tanto estraneo ma che in realtà è composto da una cosa familiare a tutte le creature e presente ovunque ovvero l’acqua, che ci ha dato la vita. E così sarà per tutti i millenni a venire.