Ecco il testo di Alessia Alessandra Blanco Perez, 14 anni, studentessa presso il Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova. La ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer racconta la sua storia attraverso le parole di Alessia. Il tempo della malattia diventa il tempo della consapevolezza e della forza.
Gli studenti del Liceo delle Scienze Umane Piero Gobetti di Genova, coordinati dalla docente e scrittrice Daniela Malini, stanno vivendo una nuova esperienza educativa e culturale, in questo periodo di pandemia e insicurezza sociale. Il tema dell’iniziativa è “L’arte risponde”.
“Siamo partiti dall’osservazione di alcune famose opere d’arte,” spiega Daniela Malini”. “I ragazzi si esprimono attraverso una riflessione, un monologo, un commento. Possono descrivere anche il particolare dell’opera scelta, far parlare un fiore. I sentimenti prodotti dalla pandemia che ci circonda e la situazione di isolamento emergono da soli, perché sono ben presenti nella coscienza dei ragazzi. E l’arte, interrogata da ciascuno di loro, come un test proiettivo dai contenuti universali, offre risposte da luoghi che sono quasi sempre meno ansiogeni della nostra attualità”.
Sotto il turbante giallo e blu
di Alessia Alessandra Blanco Perez, 14 anni
Opera scelta: La ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer
Ero appena rientrata da un viaggio in un posto da favola, ero un po’ stanca ma fondamentalmente mi sentivo bene, era tutto a posto. Poi, nel giro di pochi giorni, mi sono ritrovata catapultata da un sogno a un incubo. Penso che sia molto più difficile provare ad accettare la cosa quando non te l’aspetti, quando non hai particolari problemi fisici, quando hai solo qualche disturbo giustificabile e sopportabile. A trentasette anni una persona giovane con progetti e speranze, in corsa verso il futuro, non pensa neanche lontanamente di poter avere un cancro. Ed arriva la paura sorda, grigia, sinuosa ed insinuante, orribile e costante, come solo la paura sa esserlo. Paura di tutto: dell’ignoto, della morte, smarrimento totale, la sensazione di essere persi in un oceano in tempesta; senza più certezze, sicurezze, punti fermi dove appoggiarsi per riprendere fiato e ritrovare un po’ di lucidità, inesorabilmente soli con se stessi. E allora continuo a farmi domande, e poi piano piano mi rendo conto che sto sprecando energie inutilmente e smetto di pormi domande senza risposta. Smetto e basta e mi interesso solo a vivere. Questo è l’inizio della mia battaglia contro il nemico, qui comincia una strada che mi porterà fuori; le poche forze che le terapie mi lasciano devono servire per combattere il cancro, per imparare a conviverci, non per alimentare la depressione. La malattia può prendersi il corpo, ma non la mente. Se fisicamente la dobbiamo subire perché i nostri mezzi sono limitati, psicologicamente le possiamo impedire di appropriarsi completamente della nostra vita. La chemioterapia mi fa toccare il fondo e mi fa venire voglia di mollare tutto, mi guardo allo specchio e mi vedo gonfia, la mia pelle ha un colore strano, non ho più energia, gli occhi hanno un’espressione diversa e non sorridono più, piano piano perdo i miei capelli. Il cancro uccide senza scrupolo, senza distinzione, senza alcun riguardo; uccide e prima ancora spaventa. Sono sola e delusa dalle persone che mi circondano perché vorrei che dicessero, facessero, provassero… ma la loro vita continua, perché loro sono sempre le stesse. E’ la mia vita che è stata completamente stravolta; sono io che sono diversa. Quelle che credevo amiche, non lo erano e ne ho trovate di nuove con cui sto condividendo lo stesso percorso ed è da loro che prendo forza e serenità nei momenti difficili, perché solo loro possono capirmi. Se prima ero felice quando raggiungevo una vetta, dopo ore di camminata, adesso sono felice quando riesco a fare due passi in centro. Se prima mi eccitava l’idea di andare in chissà quale parte del mondo per vedere chissà quale paesaggio, adesso mi piace alzarmi al mattino e vedere le montagne che mi circondano e che sono un punto fermo nelle sensazioni che sto provando.
Ho qualche problema fisico, ma non sono ancora morta e non posso aspettare l’evolversi degli eventi distesa in un letto. Bisogna farsi forza e reagire e continuare ad avere la voglia e la speranza di vivere per poter provare ancora le sensazioni che ci hanno fatto star bene in passato, per provare a cambiare quello che non andava, per provare a far avverare qualche sogno, per continuare a sbagliare come esseri umani. La malattia è il momento del coraggio e della forza, è il tempo della consapevolezza e della valutazione di se stessi. Siamo tutti diversi nell’affrontare questa prova, credo che solo nel dolore profondo dell’anima si riesca a capire il vero messaggio a noi destinato; sta a noi poi continuare la vita con le nuove consapevolezze. Quando i dottori mi dicono che le terapie hanno funzionato, mi sento una sopravvissuta. La malattia mi ha semplicemente insegnato che alla fine sei solo a combattere e a vincere il nemico. Le cicatrici che ho sulla pelle col tempo sbiadiscono, invece quelle che ho nell’anima saranno mie nuove compagne di vita e mi aiuteranno a non dimenticare. Mi daranno parole nei momenti del silenzio profondo e mi ricorderanno che comunque vadano le cose non devo mai perdere la speranza, non devo mai smettere di lottare e di credere in me stessa e non devo mai perdere la voglia di vivere; mai. Tutti questi momenti sono riuscita a superarli e, se devo dire la verità, ho passato anche dei momenti felici e spensierati durante questa mia malattia. Avevo iniziato a comprare i turbanti quando ho iniziato a perdere i miei capelli. Quei turbanti mi affascinano molto, sono uno più bello dell’altro con colori accesi che rappresentano la mia personalità; ovvero l’essere felice anche nei momenti tristi cercando di superarli al meglio. Il mio turbante preferito è di colore blu e giallo, il blu rappresenta la mia paura ossia la mia malattia, il mio momento buio; il giallo, il mio colore preferito, rappresenta il sole che vedo ogni mattina e rappresenta anche la mia personalità, il mio essere solare e il mio sorriso. Alla sommità del mio turbante i due colori si mescolano, proprio come succede a me, la felicità si unisce alla paura e cerca di combatterla.