di Roberto Malini
Patrizia è una persona ricca di umanità, sensibilità e intelligenza, ma alla sua scrittura bisogna avvicinarsi non per divorarla: per centellinarla. A piccoli passi; Con passi giapponesi. I suoi libri non si spalancano, ma si schiudono e devi sforzarti per cercare l’angolo giusto di lettura, perché la costa resiste e non si piega. Lo noto solo io, oppure anche il carattere del suo libro più recente non è stampato in nero pieno, ma tende al faded? La sua poesia, anche quando non si divide in versi, è come lei, che scrive “Ma a chi parlo, quando parlo da sola? Parlo a qualcuno che non sono io. È un’immagine interiore nella quale convergono velocemente e in modo frammentario tutti. È una figura volatile fatta di volti in mutazione”… Poesia irragionevole, prosa irragionevole di un’autrice che insegue la felicità ed è “nata per essere irragionevole”… “La ragionevolezza tende al possibile. La felicità non può essere catturata dal possibile. La felicità è l’avvento del miracolo”. Con passi giapponesi è un libro liquido e bellissimo. Ma non è ragionevole. È semplicemente miracoloso.