I nazisti combattevano il modernismo e le avanguardie esattamente come facevano nei confronti della cosiddetta “arte degenerata”. Nel 1933 gli architetti ebrei, iscritti per obbligo al Reichskulturkammer für bildende Künste, furono interdetti con un decreto dall’esercizio della loro professione. Solo in Germania vivevano almeno 500 architetti ebrei; circa 6/7.000 nell’Europa colpita dalla Shoah. Molti furono deportati e assassinati nei campi di sterminio, altri emigrarono in paesi dove contribuirono alla nuova architettura. Vi sono poi esempi come quello dell’architetto Daniel Libeskind, figlio di sopravvissuti alla Shoah, nato a Łódź il 12 maggio 1946, finita da poco la guerra. Dopo un’infanzia in Polonia, Daniel si trasferì negli Stati Uniti (al termine di una breve parentesi in Israele), dove studiò e iniziò la sua formidabile carriera, che lo portò a essere uno degli esponenti più importanti del Decostruttivismo.
Il 29 settembre 2022, conferenza internazionale “Architecture and Remembrance”, Webinar / 10.30 – 16.30.