Urlo liberatorio (su L’urlo di Munch)
di Jacopo Corte, I D SE del Liceo Economico Sociale Piero Gobetti di Genova
Ho paura, sono terrorizzato.
Urlo più forte che posso, la mia bocca è spalancata, ma la voce non riesce ad uscire.
Riprovo ad urlare, ma niente.
Cosa sta succedendo?
Sono uscito per fare una passeggiata sul lungomare, per vedere i colori del tramonto e rilassarmi, invece mi trovo impietrito vicino alla ringhiera, con due uomini alti, vestiti di nero, in giacca e cravatta, che non so per quale motivo mi stanno seguendo con aria minacciosa.
Cosa vogliono da me?
Vogliono derubarmi? Vogliono spaventarmi? Vogliono ammazzarmi?
Cammino più velocemente e loro accelerano il passo.
I miei occhi sono spalancati dal terrore e non vedo nessuno che possa aiutarmi.
Mi sembra che anche i colori del tramonto stiano cambiando e che diventino rossi come il sangue.
Il mare sta diventando nero come la morte.
Io riprovo ad urlare.
Finalmente la voce esce, forte.
Improvvisamente i colori tornano normali, gli uomini spariscono e io mi sento meglio.
Forse avevo solo bisogno di un urlo liberatorio.
Nella foto, una versione de L’urlo di Munch
Scuola e letteratura
di Daniela Malini
Quest’attività nasce con lo scopo di stimolare negli studenti la scrittura espressiva a partire da alcune suggestioni fornite dalle opere d’arte.
Gli studenti hanno scelto un quadro famoso e gli hanno dato voce, scegliendo autonomamento quale elemento dell’opera “far parlare” attraverso la forma del monologo.
Presentiamo qui il monologo di Jacopo Corte, studente della classe ID SE, Liceo Economico Sociale Piero Gobetti di Genova.
L’opera scelta da Jacopo è (ma come piace, ai ragazzi!) L’urlo di Edvard Munch.