Abbiamo bisogno di simboli di pace, che ci diano speranza in questo mondo sempre più indifferente e insensibile ai valori umanitari. Nelle diverse nazioni, ognuna delle quali ha sempre troppe guerre da ricordare, vi sono celebri monumenti, che ci ricordano con le loro architetture imponenti ed essenziali al tempo stesso come sia importante il traguardo della pace: l’Hiroshima Peace Memorial Park, che fra l’altro mi ha onorato con il patrocinio al mio libro di poesie “Il ciliegio che sopravvisse alla bomba”; il Memoriale della Pace e la Statua della Pace di Nagasaki; la Statua della Pace di San Francisco; il “Bambino sulla Sfera” fuori dall’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra; la Statua della Madre Terra di Buenos Aires; il Monumento alla Nonviolenza di Yerevan; la Statua della Pace di Oslo. Sono solo alcuni dei tanti monumenti che celebrano la pace come valore universale universale. Ognuna di queste opere d’arte contribuisce a promuovere un messaggio di pacifica convivenza fra i popoli e di speranza in un futuro senza guerre né prevaricazioni.
A Pesaro vi è un simbolo di pace che sembra nascondersi nelle vie del centro storico, come per suggerirci che la pace non appare quasi mai come un edificio imponente davanti a noi, ma va cercata con pazienza ed è spesso nei dettagli più umili e riservati delle città, priva di qualsiasi monumentalità. In via Morselli, nella galleria conosciuta come “Arco di Sant’Antonio”, vi è una Madonna con bambino in marmo. Si suppone che provenga dalla Chiesa di Sant’Antonio, che si trovava nei pressi dell’Arco e aveva la facciata su via Branca. Il tempio fu centrato da una bomba durante la Seconda guerra mondiale e della sua architettura non ci resta quasi niente. Solo una foto dell’interno e una, di sbieco, della facciata. Sappiamo che Nando Piovaticci, noto poeta dialettale e commerciante, che aveva un negozio proprio in via Branca, pose la Madonna sotto l’Arco come ex voto per essere sopravvissuto con i suoi familiari all’esplosione. I nipoti non ricordano se la Madonna provenisse dalle rovine della chiesa, ma è probabile di sì, trattandosi di una pregevole scultura del Barocco, restaurata in alcuni punti. Il piccolo gruppo scultoreo mostra Maria rappresentata quale “Stella maris” (come è caratteristico dell’arte sacra delle città costiere), incoronata da due angeli. Il Bambino, in braccio alla Vergine, è sereno, assorto nell’amore divino, in pace con il creato.
Fotografia di Fabio Patronelli, che ringrazio.