di Roberto Malini
Pesaro è una città da scoprire e riscoprire, recuperare nella sua rete di beni culturali e valorizzare. Purtroppo, sia a livello locale che a livello nazionale, negli ultimi lustri si è rinunciato ai fondi europei a disposizione per il recupero dei centri storici, per il restauro delle architetture antiche, per il salvataggio del complessi monumentali, per progetti d’arte e cultura, per piani sul paesaggio. Inoltre, non vi sono progetti organici, ma si fanno solo interventi tattici, quasi sempre con micro-finanziamenti privati. Pesaro è il capoluogo italiano che ha chiesto e ricevuto meno fondi europei e, proporzionalmente, è il Comune che ha chiesto e incassato meno fondi in assoluto (mentre le Marche sono la regione che ne ha ottenuti di meno). Un vero peccato, perché gli elementi atmosferici erodono le meraviglie cittadine: i portali gotici, i complessi architettonici, le tracce più antiche e anche le sculture moderne, che sono tante e raccontano la storia dell’arte astratta in Italia e nel mondo. E i progetti inadeguati – anche se lodevoli nelle intenzioni – compromettono i beni culturali, per sempre. Neanche il Pnrr consentirà di ottenere linfa in questo senso, se non poche briciole, per incapacità delle nostre istituzioni centrali (che poi sono chiaramente espressione del nostro popolo).
Non si può pensare di “cambiare rotta” se prima non si impara a realizzare progetti convincenti a medio-lungo termine, presentando all’Ue richieste fondate su basi strutturate. Come vedrei bene un ampio progetto per la realizzazione di percorsi culturali, capace di collegare i patrimoni preromano e romano, medievale, rinascimentale, gotico, barocco, neoclassico, Liberty e moderno della città. Con una serie coordinata di sottoprogetti: “Progetto per il recupero e la valorizzazione architettonica-paesaggistica di Rocca Costanza”; “Progetto ad alta tecnologia per il miglior recupero e la miglior fruizione del patrimonio musivo sito presso la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta”; “Progetto per il restauro architettonico del Complesso della Misericordia di via della Vetreria, con fondazione del Museo Internazionale della Donna”; “Progetto per il restauro complessivo e la valorizzazione culturale dei tre portali malatestiani”; “Progetto per il recupero architettonico del Complesso Neoclassico del San Benedetto”… e poi via con il Parco Urbano di Scultura, la chiesa di Santa Maria Maddalena, gli Orti Giulii, il Miralfiore, i palazzi storici, le vie del Liberty, l’area costiera…
Un grazie a Storie di Pesaro per aver stimolato questo genere di riflessioni; un grazie anche a Fabio Patronelli per la foto nella corte del Conservatorio della Misericordia, opera essenziale degli architetti settecenteschi Lazzarini e Bicciaglia; abbiamo proposto in questa sede il Museo Internazionale della Donna (o almeno una “Corte della Donna”), cui avrebbe collaborato gratuitamente – insieme a me – Elina Chauvet, la grande artista messicana che è nota in ogni angolo del mondo per le sue installazioni con le “scarpe rosse”: opere d’arte dedicate alla donna e ai suoi diritti. Elina mi ha espresso totale disponibilità ed entusiasmo, riguardo a questo progetto. Quale sede migliore del settecentesco Complesso della Misericordia, in cui tante giovani donne discriminate ed escluse hanno sofferto e si sono emancipate per contribuire al progresso della società pesarese? Proposta lodata dalle istituzioni, ma accantonata.