Pesaro, 26 giugno 2024 – Stanno per iniziare i lavori di pulitura del busto di Pandolfo Collenuccio, situato nel piazzale a lui intitolato lungo via Rossini. La scultura, attualmente circondata da una gabbia di recinzione, sarà presto sottoposta alle cure di un’impresa specializzata. L’assessore alla Cultura, Daniele Vimini, ha personalmente scelto gli specialisti adeguati per questo delicato intervento contro le muffe, dimostrando il suo impegno nel preservare il patrimonio artistico cittadino. La società civile di Pesaro, a partire dal gruppo “Pesaro pensa”, che ha sollecitato l’intervento, esprime gratitudine al Comune per aver accolto le loro richieste.
Il busto, di pregiata fattura, è opera di Leandro Ricci, uno scultore del primo Novecento noto anche per le panchine con i leoni alati in piazza della Libertà e le sfingi del Des Bains e del Polo, anch’esse in attesa di restauro. Pesaro, in qualità di Capitale della Cultura per quest’anno, vedrà uno dei suoi simboli tornare a splendere.
Ma chi era Pandolfo Collenuccio e perché la sua figura è così amata da chi sostiene il valore del libero pensiero?
Pandolfo Collenuccio (Pesaro, 7 gennaio 1444 – Pesaro, 6 luglio 1504) fu un umanista, storico e poeta italiano. Nato da un maestro di grammatica di Coldellanoce, Collenuccio si laureò in Giurisprudenza a Padova nel 1465. Frequentò la corte di Pesaro ricoprendo numerose cariche politiche e svolgendo importanti missioni diplomatiche, incluso ottenere la signoria di Pesaro per Giovanni Sforza presso Sisto IV. La sua carriera di cortigiano lo portò a contatto con figure come Lorenzo de’ Medici e Poliziano.
Tuttavia, contrasti con Giovanni Sforza e una disputa con Giulio Cesare da Varano portarono alla sua prigionia e confisca dei beni nel 1488, costringendolo all’esilio. La sua fama di umanista e abilità diplomatica gli garantirono la protezione di Lorenzo il Magnifico e dei Gonzaga, che lo nominarono podestà di Mantova nel 1491, e di Ercole I d’Este, che lo fece capitano di Giustizia nel 1500 e lo inviò come ambasciatore presso l’imperatore e il papa Alessandro VI.
Collenuccio sostenne la causa di Cesare Borgia nella sua seconda spedizione romagnola, ottenendo la restituzione dei suoi beni confiscati. Tuttavia, alla morte di Borgia e al ritorno di Giovanni Sforza a Pesaro, Collenuccio fu catturato in una trappola, imprigionato, torturato e infine ucciso senza processo.
La produzione letteraria di Collenuccio è vasta e variegata. Le sue opere, scritte in latino e volgare, furono pubblicate postume, per lo più a cura del figlio. Tra queste, le Operette morali e le Poesie latine e volgari sono fondamentali per comprendere la vita spirituale del XV secolo. La sua opera naturalistica, la Pliniana defensio, difende Plinio dalle accuse di Niccolò Leoniceno, proponendo uno stile di ricerca basato sull’esperienza.
La Canzone alla Morte, una delle sue composizioni più celebri, esprime uno stoicismo umanistico che riflette sulla vita come una catena di tormenti e delusioni, invocando la morte come portatrice di pace. La sua opera storica più nota, il Compendio delle istorie del regno di Napoli, iniziata nel 1498 per incarico di Ercole I d’Este, fu pubblicata trentacinque anni dopo la sua morte.
Con il restauro del busto di Pandolfo Collenuccio, Pesaro non solo preserva un importante patrimonio artistico, ma rinnova anche la memoria di una figura storica che ha lasciato un segno indelebile nella cultura e nella storia della città. Questo progetto di restauro è un simbolo del rispetto e della cura che la comunità di Pesaro dedica oggi ai suoi eroi culturali, garantendo che il loro legato continui a ispirare le future generazioni. (Articolo e foto di Roberto Malini)