di Roberto Malini
In Italia, la corruzione è un problema radicato che permea le istituzioni locali, ma non solo, infettando il tessuto della nostra società. In quasi tutte le città, i cittadini hanno la stessa sensazione di essere ingannati, traditi, amaramente beffati: è una piaga che si è diffusa nei decenni, fuori controllo, un problema sistemico che mina la fiducia della gente nelle autorità, nella loro integrità.
Chi ha tentato di collaborare onestamente con le istituzioni sa quanto sia arduo realizzare un buon progetto. La richiesta di tangenti è una realtà con cui molti si scontrano, e coloro che hanno il coraggio di dire “no” spesso vedono sopraggiungere qualcun altro che dice “sì”. La corruzione si insinua ovunque, legando in maniera opaca amministratori pubblici, imprese private, associazioni.
La parola “tangente” è un tabù, un segreto sussurrato nei corridoi degli enti pubblici. Senza intercettazioni, questo traffico frenetico di mazzette, consulenze fasulle e progetti dubbi non verrebbe mai alla luce, neanche in sporadici casi. I procuratori si trovano a combattere un nemico astuto e sfuggente, che usa ogni mezzo per nascondere le tracce delle proprie attività illecite.
È fin troppo facile che un amministratore ceda alla tentazione di una busta piena di denaro. Una volta entrati in questo sistema, non se ne esce più. Il corrotto diventa ricattabile, e presto si ritrova intrappolato in un circolo vizioso di illegalità e connivenza. Questo sistema criminogeno controlla l’assegnazione dei lavori pubblici, trasformando gli uffici amministrativi in strumenti al servizio del privato, che in cambio offre lauti compensi.
Il problema non si limita ai grandi progetti. Anche i piccoli favori, le “fatture di consulenza” e i microprogetti da poche centinaia di euro alimentano un sistema di corruzione diffusa. La paura della sorveglianza spinge a incontri furtivi nei bar o nei giardini, lontano da occhi indiscreti, ma la corruzione continua imperterrita.
Non possiamo ignorare, poi, gli illeciti elettorali, le assunzioni mirate e le assegnazioni di servizi che rafforzano questa rete di malcostume. Parenti e amici vengono coinvolti, perpetuando un circolo vizioso che arricchisce pochi e danneggia molti.
Cosa scopriremmo analizzando le gare per i servizi di manutenzione o pulizia? Le approvazioni dei piani di lottizzazione urbanistica? L’opera di tanti funzionari pubblici? Siamo alla mercé della corruzione, ci poniamo mille domande, ma troppo spesso chi è responsabile resta impunito.
Questa piaga non solo impoverisce la comunità, ma alimenta le mafie e arricchisce persone senza scrupoli. È tempo di una riflessione critica e di un’azione decisa per spezzare questo ciclo di illegalità. La nostra società merita istituzioni trasparenti e al servizio del bene comune.