di Roberto Malini
Fin da ragazzo, ho sempre sentito un profondo bisogno di onorare le persone che ammiravo nell’immediatezza della loro scomparsa. Per me, l’arte è un modo di unire al cordoglio umano una dimensione più alta, quasi sacrale, dove la vita o l’anima di chi ci ha lasciati si pongono come un farmaco contro la morte, capace di confortare i vivi. Dipingere, scrivere o comporre in quei momenti è un atto d’amore e di profonda ammirazione, un modo per fissare il sembiante e l’essenza di chi abbiamo ammirato, affinché non svanisca nel nulla. Ricordare con l’impulso del sentimento e dell’affinità verso la persona che si desidera far emergere dal fenomeno umano dell’oblio. È una missione che si pone in antitesi a quella seconda morte che tutto cancella, coprendo sotto un sudario nero o lasciando sbiadire come una pagina di giornale sotto il sole immagini di vita, ricordi affettuosi e motivi di ammirazione.
Nella foto, “il maestro”, AI e pittura digitale