Di Roberto Malini
L’energia eolica è spesso promossa come una soluzione pulita e sostenibile per affrontare la crisi climatica. Con le sue turbine che svettano verso il cielo, promette un futuro in cui l’umanità può sfruttare la forza del vento per generare elettricità senza inquinare. Tuttavia, dietro questa immagine di energia “verde”, si nasconde una realtà complessa e meno nota che coinvolge devastazioni ambientali e disboscamenti in alcune delle aree più preziose del nostro pianeta. Grazie all’attivismo, sono ormai una percentuale importante i cittadini che sanno che l’energia eolica è un business miliardario, produce una scarsa quantità di energia, soprattutto se in zone poco ventose. Sanno che emette microplastiche, che produce una strage di avifauna, che devasta territori con enormi basi di cemento e strade con via vai di veicoli. Oltre al suo mostruoso impatto sul paesaggio. Pochissimi sanno, tuttavia, che per costruire le titaniche torri eoliche si impiega la balsa, frutto di deforestazione e che si pensa di creare pale in legno, con ulteriori disboscamenti e danni all’ambiente.
Mentre le pale delle turbine eoliche volteggiano nel vento, non sono in molti, anche per responsabilità di media poco attenti, a sapere da dove provengano i materiali utilizzati per costruirle. Uno dei materiali chiave è il legno di balsa, un albero leggero e resistente, perfetto per fornire rigidità alle pale eoliche senza appesantirle. La balsa è un legno originario del Sud America, particolarmente diffuso in Ecuador e Perù, dove cresce rapidamente nelle foreste tropicali. È proprio questa crescita rapida e le sue caratteristiche di resistenza che hanno reso il legno di balsa così richiesto dall’industria eolica globale.
Tuttavia, la crescente domanda di balsa ha scatenato un nuovo tipo di corsa all’oro nelle foreste amazzoniche. Negli ultimi anni, la necessità di legno di balsa per la costruzione di turbine eoliche ha portato a un aumento della deforestazione illegale in Ecuador e Perù. Le popolazioni locali, spesso impoverite e senza molte alternative economiche, sono spinte a partecipare a questo sfruttamento, talvolta con pochi scrupoli per l’impatto ambientale delle loro azioni. E con episodi di grave violenza nei loro confronti, quando non si fanno da parte per abbandonare il loro ambiente nativo nelle mani degli speculatori del legno, in particolare il crimine organizzato.
Ogni pala eolica di 100 metri richiede fino a 150 metri cubi di legno di balsa, che non può essere sostituito o riciclato alla fine della vita della turbina, dopo circa 15 anni. Mentre la balsa viene spesso coltivata in piantagioni controllate, l’aumento esponenziale della domanda ha superato di gran lunga la capacità di queste piantagioni di soddisfare le necessità dell’industria. Ciò ha portato a un preoccupante incremento del disboscamento illegale nelle aree selvagge dell’Amazzonia, inclusi i territori delle comunità indigene, compromettendo l’integrità degli ecosistemi e la sopravvivenza culturale delle popolazioni locali.
Ad esempio, nel 2020, l’Ecuador ha esportato legno di balsa per un valore di 570 milioni di dollari, un aumento del 50% rispetto all’anno precedente. In Perù, il disboscamento irregolare ha raggiunto livelli record, con il 100% del legno di balsa esportato verso l’Ecuador, spesso attraversando il confine in modo illegale. Questa attività distruttiva, oltre a compromettere la biodiversità, ha reso le comunità indigene vulnerabili, esposte ai rischi dell’inquinamento e alla perdita delle loro terre ancestrali. È una tragedia ambientale e umanitaria che avviene nell’indifferenza generale, perché i paesi più ricchi si vantano di effettuare una “transizione ecologica” grazie alle gigantesche turbine, mentre devastano i propri territori e quelli in cui vivono comunità indigene in una straordinaria biodiversità.
Di fronte a questa crisi, alcune aziende nel settore dell’energia eolica stanno esplorando alternative che potrebbero sembrare più sostenibili, ma che potrebbero portare a ulteriori problemi. Ad esempio, Voodin Blade Technology, una startup tedesca, ha sviluppato pale eoliche in legno lamellare impiallacciato, una tecnica che utilizza strati di legno incollati insieme per creare un materiale forte e durevole. Questa innovazione promette di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la riciclabilità delle pale. Tuttavia, la produzione di queste nuove pale richiede comunque una quantità significativa di legname, aprendo la strada a nuovi disboscamenti e ulteriori pressioni sugli ecosistemi forestali già sotto stress.
Mentre queste pale in legno possono sembrare una soluzione più ecologica rispetto alle pale in fibra di vetro, non risolvono completamente il problema della sostenibilità. Infatti, anche il legno utilizzato per le pale deve provenire da foreste gestite in modo sostenibile, ma la realtà mostra che la domanda spesso supera la disponibilità di risorse gestite in modo etico. Pertanto, una soluzione proposta come “più verde” rischia di avere conseguenze altrettanto dannose se non affrontata con una strategia di gestione forestale realmente sostenibile. Senza dimenticare che anche le torri eoliche in legno, alte fino a 300 metri, produrranno effetti drammatici sull’ambiente che le accoglierà: cementificazione, nuove morie di avifauna, inquinamento acustico e di particolato, a causa del movimento veicolare su nuove strade che invaderanno i paesaggi, in gran parte agricoli e naturalistici, visto che “costano meno” e non sono protetti dalle nuove normative.
La narrazione dominante che dipinge l’energia eolica come una soluzione pulita e priva di impatti nasconde una realtà molto più complessa. Oltre ai problemi legati alla deforestazione e alla gestione dei rifiuti, le pale eoliche richiedono anche enormi quantità di materiali come metalli, plastica e cemento, tutti prodotti attraverso processi ad alto consumo energetico e spesso alimentati da combustibili fossili. Inoltre, come già accennato, la costruzione e la manutenzione degli impianti eolici possono devastare i paesaggi naturali, alterare gli habitat e compromettere la biodiversità locale.
È fondamentale riconoscere che nessuna fonte di energia è completamente “pulita” o priva di impatti. L’energia eolica, nonostante apparenti vantaggi rispetto alle fonti fossili, comporta costi ecologici significativi, talora drammatici, che devono essere considerati attentamente. Se vogliamo davvero salvare il pianeta, dobbiamo abbandonare le false promesse di soluzioni magiche e affrontare la realtà delle nostre scelte energetiche con onestà e trasparenza.
In sostanza, è chiaro che l’industria eolica, come tutte le altre forme di industria dell’energia, non è priva di impatti ambientali e sociali. Invece di continuare a promuovere una visione idealizzata dell’energia eolica, è necessario un approccio più equilibrato che consideri non solo i benefici ma anche i costi delle nostre scelte energetiche. Serve una pianificazione più oculata che non si limiti a cercare di sostituire una forma di energia con un’altra, ma che prenda in considerazione l’intero ciclo di vita dei materiali, l’uso delle risorse e l’impatto sulle comunità locali.
Solamente attraverso una maggiore consapevolezza e una gestione realmente sostenibile delle risorse, abbandonano il business a tutti i costi e senza alcuno scrupolo, possiamo sperare di ridurre i danni al nostro pianeta e creare un futuro energetico che sia veramente rispettoso dell’ambiente e delle persone.