Di Roberto Malini
René Bokoul è un artista che trasforma ogni istante di contemplazione in un’esperienza multidimensionale. È un mio caro amico da molti anni, e in tutto questo tempo non ha mai smesso di sorprendermi. Alcune delle sue opere più recenti e sperimentali, che René definisce come appartenenti a un “mondo di pura creatività”, sfidano la linearità del tempo e dello spazio: sono come campi quantistici, in cui la bellezza si decostruisce e riforma incessantemente, frammentandosi in una danza matematica e angelica. Ognuna di tali creazioni sembra oscillare tra stati di esistenza differenti, particellari e ondulatori, riconoscibili solo nella fugacità dello sguardo dell’osservatore.
Bokoul opera come un osservatore/artefice quantistico che si immerge nella complessità dell’universo, stabilendo connessioni di entanglement con una realtà simultaneamente macroscopica e microscopica. Le sue opere non sono solo rappresentazioni, sono misurazioni poetiche delle proporzioni cosmiche, delle particelle di significato, delle funzioni esistenziali. Eppure, è nella perdita di coscienza di ciò che osserva che René trova una forma di verità estetica, cristallizzando – e non a caso si avvale oggi di una tecnica di pittura allo zucchero – ogni funzione cognitiva che non sia pura creazione universale, liberandola da ogni limite conoscitivo.
La pittura allo zucchero, alla base delle opere più sorprendenti di René, crea griglie e schemi che sembrano generati secondo un codice cromatico causale o casuale, ma che in realtà sono il risultato di un controllo deliberato e di una comprensione profonda delle reazioni dei materiali. La complessità delle forme e delle texture che emergono può ricordare i risultati degli algoritmi di generazione procedurale utilizzati nell’arte digitale e nella computer grafica, dove l’elemento del caso è guidato da parametri specifici. Bokoul, attraverso il gesto manuale, diventa algoritmo vivente, unendo intuizione e casualità. Un artista unico.
Le sue figure emergono come archetipi primordiali da un tempo profondo, ma sono al contempo immerse in una dimensione di eternità moderna. Si percepisce in esse la vibrazione di un passato che è ancora presente, come se la storia e il mito si condensassero nella realtà contemporanea. Così, ecco apparire, tra le sue tele, un uomo sotto un ombrello blu in un pomeriggio di pioggia: un’immagine che è allo stesso tempo umanissima e ultraterrena, un riflesso della vita stessa, filtrata attraverso un prisma di coscienza artistica che sfida il tempo e l’entropia. Bokoul è capace di generare un’interferenza tra il visibile e l’invisibile, tra il gesto umano e il calcolo celeste, e in questo flusso creativo, ci consegna un’arte che pulsa di un’energia senza fine, come un universo in espansione.
Nota biografica
René Bokoul è nato in Congo-Brazzaville nel 1973. Ha iniziato a dipingere all’età di 11 anni. All’età di 15 anni è entrato come allievo nella scuola di pittura di Poto-Poto, la più grande e famosa del continente africano, scuola da cui trasse ispirazione Pablo Picasso per creare lo stile cubista. Nel 1991 si è diplomato presso lo stesso prestigioso istituto d’arte ed è stato presto riconosciuto fra i maestri di Poto-Poto. Molte importanti autorità hanno espresso il desiderio di incontrarlo e acquisire le sue opere. Fra di esse Kofi Annan (Segretario generale delle Nazioni Unite), Michel Camdessus (Direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale), il Presidente della Repubblica di Francia Jacques Chirac, il re del Marocco Mohammed VI, diversi capi di stato africani, ministri e autorità internazionali. Molte collezioni private e istituzioni internazionali acquisivano in quegli anni dipinti di René Bokoul. Le sue opere adornano alcune importanti sedi istituzionali della Repubblica del Congo, fra cui il Ministero della Cultura. Nel 2006, dopo la guerra scoppiata nel suo Paese, René Bokoul è stato costretto a lasciare il Congo per trovare rifugio in Italia, dove è stato emarginato e ha subito enormi difficoltà. È diventato amico del poeta e artista Roberto Malini, che è riuscito a organizzargli, nel 2011, un’importante mostra a Milano, presso la Casa delle Culture nel Mondo: “Visioni dal continente dimenticato”. Il nuovo successo l’ha indotto a recarsi in Francia, dove è stato accolto per meriti artistici e dove ha successivamente ricevuto il titolo di soggiorno. René Bokoul lavora con materiali e tecniche diversi e le sue opere, come è caratteristica di Poto Poto, puntano all’innovazione degli stilemi stessi della pittura e della loro funzione negli schemi che conducono all’arte astratta o figurativa. I suoi dipinti mostrano la ricchezza tipica di un grande colorista e un occhio attento ai dettagli. Si basano sugli elementi caratteristici della tradizione africana o sulla vita in Europa, ma sono progettati secondo un’architettura innovativa, aerea, dimensionale, con uno spiccato dinamismo. La matrice femminile del mondo e dell’universo dominano i suoi splendidi paesaggi africani e il suo stile è facilmente riconoscibile. I suoi quadri sono spesso allegorie della pace e della fratellanza universale. L’artista è un attivista per questi valori, membro onorario di EveryOne Group. Attualmente dirige una galleria d’arte a Limoges, in Francia, ed è un punto di riferimento per decine di giovani artisti.
Nelle foto, due opere recenti di René Bokoul