di Roberto Malini
Ringrazio l’amico Michele, che sulla sua pagina Facebook ha avviato una conversazione sul tema delicato e importante indicato nel titolo. Vi è che afferma che l’Islam sia sempre repressivo nei confronti di musicisti o artisti e che, di conseguenza, il libero pensiero e la creatività si siano fermate nei paesi a maggioranza musulmana. In realtà, nell’Islam contemporaneo – che presenta forti contraddizioni culturali legate alla visione religiosa, a volte integralista del pensiero e della creatività – l’approccio alla musica, alla pittura, al teatro e alla danza non si è cristallizzato, ma varia notevolmente a seconda delle leggi e e dei costumi del paese che prendiamo in considerazione di volta in volta. Musica e danza sono viste con sospetto nei paesi ortodossi e tuttavia anch’essi sviiluppano tradizioni musicali come il nasheed, una musica vocale che spesso include testi religiosi o spirituali e si esegue senza strumenti o con strumentazione essenziale. Il sufismo, una corrente mistica dell’Islam, ha una lunga tradizione musicale; basti pensare al qawwali nel subcontinente indiano e al sama’ nei paesi arabi e turchi. In molte aree musulmane di oggi, esiste una scena musicale popolare che incorpora stili globali come il pop, l’hip-hop e il rock, con artisti che affrontano tematiche sia religiose che sociali. Il rock anatolico è nato negli anni 1950, si è interrotto durante il colpo di stato del 1980, ma dal 1989 ha ripreso a fiorire. La pittura islamica ha una lunga tradizione di aniconismo e dunque ha sviluppato forme astratte come la calligrafia araba, il geometrico islamico e le nature morte. Vi sono tanti pittori arabi che, tuttavia, si dedicano a tutti i generi. È sufficiente pensare alle opere di Dala Nasser o Ibrahim Mahama. Ma gli artisti moderni islamici sono migliaia. Il teatro ta’ziyah, che narra storie religiose, è ben vivo, per esempio, in Iran e rappresenta episodi della storia islamica. Nei paesi più laici il teatro contemporaneo islamico riflette temi sociali, politici e culturali, spesso affrontando questioni come la giustizia sociale, l’identità e la religione. Gli spettacoli variano da opere moderne a rielaborazioni di testi classici. Oltre alla danza sufi e a quella popolare, l’Islam accetta molte forme di danza contemporanea, nonostante la resistenza da parte di gruppi conservatori che la considerano inappropriata, specialmente se praticata da donne o in contesti misti. Si può dire, di conseguenza, che tutte le forme d’arte e spettacolo sono praticate nel mondo islamico, anche se oggi sono sottoposte a un rigido controllo, un po’ come avveniva un tempo nei paesi cristiani. I movimenti liberali nell’Islam produrranno un cambiamento, che tuttavia non avverrà in anni o pochi decenni, ma richiederà molto tempo.
Nella foto, musica islamica in un dipinto del XVIII secolo