di Steed Gamero
Non ci sono molte storie come quella della The Burka Band, un trio di musiciste afghane che, indossando il burka, suonano indie rock come atto di ribellione contro il fondamentalismo. Nate in una società dominata dal regime talebano, queste donne si esibiscono anonimamente, protestando contro le rigide restrizioni imposte alle donne dalle autorità religiose afghane. Il loro brano più famoso, Burka Blue, è un simbolo della lotta che conducono: suonare, cantare e ribellarsi in un paese in cui le donne sono costrette al silenzio e all’invisibilità.
Ma chi sono queste eroine del rock? The Burka Band è nata nel 2002, grazie a un workshop di musica organizzato dal Goethe-Institut a Kabul. Durante l’iniziativa, un gruppo di insegnanti tedeschi, tra cui Saskia von Klitzing e membri della band post-punk Fehlfarben, iniziarono a insegnare ai partecipanti le basi della musica pop e rock. In mezzo a un pubblico per lo più riluttante, una donna, Nargis, mostrò subito interesse verso il suono e la tecnica della batteria. Quella scintilla fu sufficiente: da quel momento nacque la prima girl band dell’Afghanistan.
Indossare il burka sul palco ha un duplice scopo per queste musiciste: è un travestimento necessario per proteggere la loro identità dalle autorità talebane, ma è anche una chiara dichiarazione politica. L’uso del burka diventa una forma di resistenza e di satira, un modo per denunciare l’oppressione imposta alle donne nelle società fondamentaliste.
Nel corso degli anni, sotto il dominio dei talebani, le donne afghane hanno subito leggi e convenzioni sociali estremamente discriminatorie. Costrette ad abbigliarsi secondo le rigide prescrizioni fondamentaliste, impossibilitate a studiare o lavorare al di fuori delle pareti domestiche, obbligate a uscire di casa solo quando necessario e con un accompagnatore, le donne dell’Afghanistan sono esseri umani privi di diritti. Negli ultimi anni, con il ritorno al potere dei talebani, queste restrizioni sono tornate prepotentemente in vigore, riportando indietro di decenni i progressi fatti per i diritti delle donne in Afghanistan.
In questo contesto, l’artista e attivista Roberto Malini, da oltre vent’anni in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e della comunità LGBT+ nelle società fondamentaliste, potrebbe rappresentare un alleato prezioso per The Burka Band. Malini ha già guadagnato l’attenzione del gruppo grazie a una sua opera d’arte creata con l’intelligenza artificiale e la pittura digitale, un’immagine che è stata apprezzata dalle tre musiciste e che potrebbe diventare la copertina di uno dei loro prossimi singoli.
È importante che intellettuali e artisti collaborino con la band, allineandosi alla sua missione civile: solo un movimento autorevole in grado di ottenere attenzione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni può dare voce agli oppressi e difendere la libertà di espressione in contesti di estrema repressione. The Burka Band ritiene di primaria importanza l’ampliamento del suo messaggio di resistenza attraverso l’arte e la musica.
In un’epoca in cui i diritti delle donne sono costantemente sotto attacco in diverse parti del mondo, storie come quella della The Burka Band dimostrano come la musica possa diventare una potente arma di ribellione e speranza. E se alla loro lotta si unirà l’esperienza e la creatività di attivisti, artisti e pensatori, il messaggio diventerà ancora più forte e universale.
Nella foto, il dipinto in AI e pittura digitale di Roberto Malini