Orizzonte Lazzarini

di Roberto Malini

XVIII secolo, in Italia e in Europa si diffondono gli ideali del Neoclassicismo. Meno sfarzo e più semplicità delle linee. Tuttavia, a imitazione dell’arte antica, sorgono ovunque edifici caratterizzati da colonne, cupole e frontoni, che richiamano i templi e gli edifici pubblici greci e romani. A Pesaro, tuttavia, avviene un miracolo creativo, un vero balzo nel tempo ed è Giannandrea Lazzarini a compierlo. La sua architettura capolavoro, un vero monumento senza tempo alla Donna e allo Spirito, è il Complesso della Misericordia. Nessuna colonna o decorazione, ma linee essenziali tracciate con la pietra su una superficie di mattoni. La pietra è l’anima, immortale e luminosa. Il cotto è il lavoro umano, il sacrificio che conduce alla perfezione. Non c’è portale, ma una porta, semplice come quella di una casa. E ai lati della porta, due finestre cieche, perché la luce è nel mezzo, nel cuore, all’ingresso che ci identifica come uguali. Le superfici seguono un vero e proprio codice proporzionale dell’anima, perché il maestro sa che solo la perfetta armonia può aprire gli occhi dello spirito.
Il Complesso è una delle più straordinarie architetture sacre di ogni tempo e anticipa soluzioni che caratterizzeranno i secoli successivi. Rischiamo di perdere la sua preziosa unità, perché già si profilano ruspe, gru, martelli pneumatici e cemento. Dobbiamo tentare di salvarlo.

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