Pesaro, una poesia civile di Roberto Malini per dire no a un pericoloso progetto industriale

prefazione di Steed Gamero

Grava sulla città di Pesaro il progetto di un impianto di Gas Naturale Liquefatto (GNL) a ridosso di case, scuole, luoghi di cura. Nonostante la Costituzione italiana vieti senza ombra di dubbio, all’articolo 41, che le imprese possano mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei cittadini; nonostante il terreno scelto dell’azienda per l’impianto si trovi in area sismica e alluvionale, il progetto è stato autorizzato dal Ministero dell’Ambiente e ora la società civile si sta impegnando con determinazione per evitare che il “mostro” prenda corpo. Vengono in mente progetti simili, che hanno portato distruzione e lutti in diversi luoghi del mondo, soprattutto quando non esistevano normative a difesa dell’incolumità pubblica e dell’ambiente. Roberto Malini si è impegnato, negli ultimi 40 anni, in numerose lotte civili di questo tipo, dove veri e propri giganti sono contrastati da piccoli uomini dal grande cuore e dal grande coraggio. È un difensore dei diritti umani che opera attraverso metodologie basate sulla conoscenza e l’azione a diversi livelli: civile, giuridico, culturale e mediatico. È anche un poeta, nominato ufficialmente “Poet Laureate” dal governo della Sierra Leone proprio per la novità e l’efficacia della sua poesia civile. Non è la prima volta che fa della poesia uno strumento di battaglia civile.

Ci sono parole che nascono quando il silenzio diventa insopportabile. Parole che si fanno corpo e battito contro l’indifferenza, che si levano come un grido necessario di fronte a un mondo che consuma e distrugge nel nome di una modernità cieca. Nella poesia di Roberto Malini “Quando la vita è minacciata dal gas” si avverte l’urgenza di opporsi alla minaccia che si insinua tra le pieghe delle città, nelle stanze dei progetti e delle autorizzazioni, dove la vita rischia di essere soffocata in nome di interessi che nulla hanno a che fare con la dignità umana o il rispetto per l’ambiente.

C’è una tradizione di poesia civile che attraversa la letteratura e si fa testimone del dolore e della resistenza. Viene in mente la voce aspra e lucida di Paul Celan, che ha saputo incidere nella parola il peso dell’ingiustizia e del lutto, o il rigore di Bertolt Brecht, che nei suoi versi chiamava i popoli a non chiudere gli occhi di fronte alla verità. E c’è, qui, la stessa urgenza, la stessa consapevolezza che la poesia non può restare neutrale, che deve scegliere il suo campo e il suo volto. Perché quando la minaccia è concreta, quando l’ombra si avvicina alle case, è necessario essere parola che resiste, che racconta, che non arretra.

In questi versi si avverte l’eco di tutte le battaglie civili, di tutte le veglie e i presidi che si alzano a difendere il paesaggio, la salute, la memoria. Si sente l’urgenza di chi sa che il tempo è breve, che le decisioni vengono prese in fretta e nel silenzio, e che solo la voce umana può rompere l’assedio. La poesia, allora, diventa strumento di riscatto, memoria che si fa azione, gesto che chiama alla solidarietà e alla vigilanza.

In un tempo in cui il profitto sembra avere la meglio sulla giustizia, il testo di Roberto Malini si pone come un canto di difesa e cambiamento, ricordando che esiste un altro modo di abitare il mondo, più giusto, più umano. E che tocca a noi, a ciascuno di noi, essere testimoni di quella verità che non può essere messa a tacere.

Quando la vita è minacciata dal gas

di Roberto Malini

Quando la vita
è minacciata
dal gas
dal business
da dita
che artigliano l’aria.

Quando la vita
è intimidita
e teme di soffocare
avvelenata
da cenere e menzogne
e di lontano
si sentono esplosioni
che scuotono anime
e muri.

Quando l’ombra
raggiunge una città
e la sceglie
la circoscrive
in piani silenziosi
e colpevoli
timbrati e autorizzati
firmati in stanze buie
mentre il silenzio
pesa più del piombo.

Allora è giunto il tempo.

È giunto il tempo di unirsi
di riscattare il bene e la legge
di brandire la verità
come una spada invincibile
sollevando gli scudi
a difesa della fragilità
che dorme ignara
dietro pareti in ombra.

È giunto il tempo di proteggere
quello che amiamo
coloro che amiamo
dal buio che li insidia
dal silenzio che li consuma
portandoli ai confini
della perdita.

Allora tocca a noi.

Tocca alle nostre mani
nude e fiere
al nostro animo
che guarda avanti
impavido
alla nostra umanità
che non si vende
e non si spezza.

Allora tocca a noi
essere parola
che squarcia il silenzio
luce che non si spegne
respiro che non cede
alla polvere.

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