Di Roberto Malini
Pesaro, 20 aprile 2025 – Nel cuore delle Marche, la città di Pesaro si trova al centro di un acceso dibattito riguardante la costruzione di un impianto di liquefazione del gas naturale (GNL) nella zona industriale di Tombaccia. La proposta ha sollevato preoccupazioni tra i cittadini e gli esperti, in particolare per la vicinanza dell’impianto a zone residenziali e per le caratteristiche geologiche dell’area, nota per essere alluvionale e sismica. Luminari del settore come i professori Sergio Ulgiati, Vincenzo Balzani, Fiorella Belpoggi, Federico Butera, Francesco Comiti, Grazia Francescato, come tutti gli altri membri illustri del Comitato etico e scientifico di Europa Verde, hanno evidenziato in una relazione la pericolosità del progetto che riguarda Pesaro e che ha già ottenuto una Valutazione di Impatto Ambientale positiva da parte del Ministero dell’Ambiente. Un’autorizzazione che si pone in contrasto di tutte le normative italiane ed europee che tutelano la sicurezza e la salute dei cittadini nei confronti dell’industria insalubre e pericolosa, che nel corso dell’attuale crisi energetica sembra essere diventata particolarmente invasiva e aggressiva, oltrepassando troppo spesso i confini giuridici ed etici.
Il Comitato “Pesaro: NO GNL” ha evidenziato diverse criticità: l’impianto sarebbe situato a soli 120 metri dalle abitazioni, comportando rischi legati alle emissioni di metano non combusto, particolato fine, ossidi di azoto e composti organici volatili (COV). Inoltre, la movimentazione quotidiana di autocisterne e la presenza di una condotta interrata SNAM attraverso terreni sabbiosi e franosi aumenterebbero le preoccupazioni per la sicurezza.
L’ansia dei cittadini di Pesaro trova riscontro in studi scientifici internazionali. Un’indagine condotta in British Columbia, Canada, ha avviato una rivalutazione degli impatti sulla salute derivanti dalla vicinanza a impianti di esportazione di GNL. In particolare, si è osservato che le strutture di liquefazione del gas possono emettere inquinanti atmosferici attraverso processi come il flaring, che comporta la combustione del metano in eccesso, rilasciando sostanze nocive nell’ambiente.
Inoltre, un rapporto del 2024 di Greenpeace e Sierra Club ha collegato l’espansione delle esportazioni di GNL negli Stati Uniti a un aumento dell’inquinamento atmosferico, con conseguenti decessi prematuri e costi sanitari significativi. Secondo lo studio, le operazioni attuali dei terminali di esportazione di GNL potrebbero causare oltre 2.000 morti premature e costi sanitari pari a 28,7 miliardi di dollari entro il 2050.
Oltre agli impatti sulla salute, la sicurezza degli impianti di GNL è una questione critica. Incidenti come perdite, incendi ed esplosioni possono verificarsi lungo tutta la filiera del GNL, con conseguenze disastrose. Tra le cause più frequenti si annoverano errori umani e guasti meccanici. Tuttavia, l’industria tende a sottostimare questi rischi, evidenziando la necessità di interrompere l’espansione del GNL e di eliminarne l’uso il più rapidamente possibile.
Il caso di Pesaro solleva interrogativi sul ruolo delle istituzioni nella tutela della salute pubblica e dell’ambiente. In qualità di massima autorità sanitaria locale, il Sindaco ha il dovere di prevenire rischi ambientali e sanitari, adottando misure urgenti per proteggere la popolazione. Cosa dire, poi, del Ministero dell’Ambiente, che dovrebbe essere deputato a proteggere il territorio da invasioni industriali esplosive e patogene? E il Ministero della Sanità? Che via ha intrapreso il Governo italiano, se non rappresenta più il benessere e la sicurezza dei cittadini e l’integrità di un ambiente già sottoposto a tante devastazioni industriali ed edilizie? Se non si attiene più alla legge? La normativa europea, in particolare l’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, affida un ruolo chiave alle autorità locali nella tutela dei cittadini, basandosi sul principio di precauzione.
L’opposizione al progetto GNL a Pesaro riflette una crescente consapevolezza dei rischi associati ai combustibili fossili e un desiderio di transizione verso fonti di energia più sicure e sostenibili. La Giornata Mondiale della Terra, che si celebra ogni anno il 22 aprile, rappresenta un’occasione per ribadire l’importanza di scelte energetiche responsabili, che privilegino la salute pubblica, la sicurezza e la tutela dell’ambiente.
Da Pesaro a Squamish, un rischio condiviso
In riva all’Adriatico come sulla costa pacifica del Canada, cittadini e attivisti pongono la stessa domanda: vivere accanto a un impianto di GNL è sicuro? A Pesaro, come abbiamo letto sopra, in pieno centro urbano, è previsto un impianto di liquefazione del gas naturale con serbatoi criogenici e condotta SNAM, a meno di 120 metri dalle abitazioni. A Squamish, in British Columbia, un terminale GNL ha sollevato identiche preoccupazioni, come riportato in un’inchiesta pubblicata da The Tyee.
In entrambi i casi, mancano studi sanitari indipendenti. I progetti sono stati promossi senza valutazioni sanitarie né carotaggi ambientali approfonditi. Eppure, gli impianti GNL rilasciano metano non combusto (potente gas climalterante), particolato fine, composti organici volatili e altri inquinanti pericolosi per la salute. Inoltre, il flaring – tecnica di bruciatura del gas in eccesso – produce sostanze tossiche che si diffondono nell’aria. Per non parlare del rischio di incidente rilevante, con effetti conclamatamente devastanti su ampio raggio, effetti che in caso di alluvione o sisma si moltiplicherebbero in un tragico effetto domino, di fronte all’impotenza delle autorità, che non potrebbero intervenire con efficacia, ostacolate della furia di eventi naturali estremi.
Il Comitato “Pesaro: NO GNL” chiede alle istituzioni italiane di interrompere l’iter autorizzativo e avviare verifiche ambientali indipendenti, in nome del principio di precauzione. E soprattutto, di attenersi alle leggi italiane ed europee, che escludono senza se e senza ma la possibilità di installare un impianto di quel tipo in area geologica e alluvionale problematica, accanto all’abitato. A Squamish, la stessa richiesta arriva da medici e cittadini, la cui protesta ha già messo sotto accusa i promotori e gli sponsor politici del progetto.
Quando la salute collettiva viene sacrificata sull’altare dello sviluppo industriale, non è più questione di tecnologia: è una questione di giustizia.
Per ulteriori informazioni e per sostenere le iniziative del Comitato Pesaro: NO GNL, è possibile visitare la pagina Facebook “Pesaro: NO GNL” o seguire il gruppo WhatsApp “Comitato Pesaro: NO GNL”.
Nelle foto, l’area in cui sorge la Fox Petroli; materiale di impegno civile contro il progetto; un’immagine della recente esplosione di un impianto GNL a Kuala Lumpur (Malesia)