una poesia di Roberto Malini
“Adesso la mia vita è complicata, ho forti dolori causati dalle cicatrici e di notte faccio fatica a dormire, perché penso a tutti gli amici che non ci sono più. Ma sono convinta che la nostra generazione saprà reagire, sono convinta che riscoprirà quella forza interiore che ci consentirà di andare avanti. So che ce la faremo”. Testimonianza di Naama, sopravvissuta al massacro del festival musicale Supernova, nei pressi del kibbutz di Re’im, in Israele.
Alba. Finisce
la festa di Sukkot
sulla terra si abbattono
missili, le sirene
strepitano.
Belve fuori dal cerchio
danno la caccia ai vivi
li dilaniano.
Traccia il ferro i suoi archi
nell’aria, si ferma sui muri
ma attraversa la carne.
Si gridano parole oscene
si uccide, si preda.
La paura è una nube
di porpora.
Si muore dove prima
i ragazzi danzavano
e dove si pregava
è arrivata la fine
come un dio tritacarne.
Nessuna rete, scudo
o rifugio di braccia
protegge l’innocente.
È un’alluvione d’ombra
il vento alza la polvere
e non inizia il giorno.