di Redazione
Nelle prime ore di ieri mattina, il maestoso pino calabro (Pinus brutia) di oltre cento anni che dominava il lungomare di Pesaro è stato abbattuto. Sebbene inclinato, l’albero era stabile, ben radicato, e non rappresentava alcun pericolo immediato. Testimone della storia della città e habitat per numerose specie di uccelli, questo “gigante verde” incarnava per molti cittadini un simbolo di resilienza e vitalità.
Nonostante le proteste e gli appelli della società civile, guidati dal co-presidente di EveryOne Group Roberto Malini, l’abbattimento è stato portato a termine. In un ultimo tentativo di salvare l’albero, Malini aveva sottolineato la disponibilità di soluzioni non invasive come l’uso di tiranti, supporti e potature mirate, ma tali alternative non sono state adottate.
In Italia, e in molte città come Pesaro, appare fin troppo facile ottenere l’autorizzazione all’abbattimento di alberi storici, con la semplice clausola di una futura sostituzione. Tuttavia, piantare nuovi alberi non sostituisce il valore di quelli secolari, non solo per la biodiversità che ospitano, ma per il significato culturale e ambientale che assumono per le comunità locali.
L’accaduto ha suscitato una profonda indignazione tra i cittadini di Pesaro, tanto che numerosi abitanti hanno contattato EveryOne Group per opporsi al piano che prevede una lista di altri alberi monumentali destinati all’abbattimento. Il timore crescente è che dietro queste operazioni vi sia un modello di business insostenibile, che sacrifica il patrimonio verde e ignora la voce della comunità.
Malini ha dichiarato: “Serve una legislazione rigorosa che protegga gli alberi storici come beni comuni, invece di autorizzare abbattimenti che spesso si nascondono dietro pratiche di edilizia e rinnovamento urbano.” Per molti, la sorte del pino di viale Trieste è diventata emblematica della necessità di politiche più etiche e lungimiranti, che non si limitino a convegni o parole ma adottino misure concrete per fermare il cosiddetto “dendricidio” nelle nostre città.
La campagna lanciata da EveryOne Group continua a richiedere regolamenti chiari e vincolanti a tutela del verde pubblico, affinché in futuro i giganti verdi della città non siano più visti come ostacoli da rimuovere, ma come testimoni insostituibili della nostra identità culturale e naturale.