Pesaro. Non è un paese per alberi

di Roberto Malini

A Pesaro (come purtroppo in altre città italiane) non esiste una cultura dell’ambiente, non a livello istituzionale. Il litorale è regolarmente devastato dalle ruspe che compromettono ogni anno il delicato fondale, dove vivono innumerevoli specie marine. Il nostro splendido, antico Parco Miralfiore è soggetto a capitozzature e sfalciamenti esagerati. Gli alberi, anche secolari, vengono mutilati, potati in modo inappropriato e abbattuti al minimo imprevisto. Le pendenze di un gigante arboreo sono dovute a vento e piogge: un fenomeno normale in tutte le città e i parchi del mondo. Un albero inclinato è un albero caratteristico, unico come una scultura vivente. Ed è più solido di quanto non si creda, se lo si protegge con le dovute precauzioni. Si rimedia alle pendenze rischiose con un giardinaggio attento e di qualità.

In Giappone un albero antico viene salvato per protocollo, quando è sano. Raddrizzato, sostenuto o anche piantato in altro luogo, quando si rivela necessario. Per i comuni è una buona azione e una festa, salvare la vita di un vecchio albero. Qui da noi no. Quando parlano con la stampa, i nostri responsabili affermano di “aver tentato ogni via” per salvare un albero, ma che alla fine “si poteva solo tagliarlo alla base”. La realtà è ben diversa e sono innumerevoli anni che non si salva un albero, a Pesaro. Si taglia e si sostituisce, in nome di un business sorto dalla mancanza di norme chiare che proteggano gli alberi. Politiche anti-ambientaliste che hanno creato una cultura dell’indifferenza, tanto che durante l’azione per tentare di preservare il pino di viale Trieste, accanto ai molti amici che mi hanno sostenuto, altrettanti cittadini mi hanno scritto e detto: “Ma perché tante energie per un semplice albero, quando abbiamo problemi più grossi qui in città? Tanto ne pianteranno presto un altro…”.

Foto R. Malini

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