Le “Donne blu” di René Bokoul

di Roberto Malini

In questo dipinto di René Bokoul, la figura femminile si propone come archetipo capace di incedere al di fuori dello spazio e del tempo, divenendo un principio originario che incarna dignità, forza morale e resilienza. È una donna che, con passo sicuro, attraversa il mondo portando un messaggio di uguaglianza e pace, restituendo al nostro sguardo la consapevolezza di un ruolo fondamentale, troppo spesso oscurato nella storia e finalmente in via – progressiva – di riconoscimento.

L’artista – fedele a una ricerca che ha sempre posto la donna in primo piano – condensa in questa composizione i valori che essa incarna, attraverso un linguaggio pittorico che fonde armoniosamente le ispirazioni tradizionali africane con le sperimentazioni formali derivate dall’eredità occidentale. L’eco della scuola di Poto-Poto, in Congo, risuona nella struttura modulare delle forme e nella stilizzazione delle silhouette: un ritmo geometrico che, pur radicato nella cultura visiva africana, richiama le sperimentazioni del cubismo o le scansioni ritmiche dell’Op Art. Mantenendo tuttavia una chiara originalità e quelle radici nell’arte del Congo che sono la cifra del lavoro di Bokoul.

La dominante cromatica, il blu, enfatizza ulteriormente il significato dell’opera. Storicamente, il blu è stato l’ultimo pigmento ad arricchire la tavolozza dell’umanità, a causa delle difficoltà incontrate nell’ottenere tinte e pigmenti di qualità. Dalle pitture rupestri del Paleolitico, dove predominavano rossi, ocra e marroni, passando per le prime tinture vegetali – il gualdo in Europa, l’indaco in Asia e Africa – fino ai preziosi pigmenti minerali come il lapislazzuli, il blu ha sempre simboleggiato scoperta, progresso e trascendenza. Qui diventa portatore di un ideale di civiltà e rinascita, limpido come il cielo, evocando un mondo aperto e migliore, nel quale i diritti e la dignità di ciascuno, e in particolare quelli della donna, sono finalmente celebrati.

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