di Elisa Brigida
La poesia nasce dalla sofferenza. È difficile conoscere un poeta illuminato da una gioia senza ombre di malinconia. Nasce – e non è solo una visione romantica dell’arte: anche il seme deve spaccarsi per germogliare – dalla sublimazione e trasformazione. È rigore del sentimento, del pensiero e del verso; è un sentire amplificato, un farsi carico del dolore del mondo, un dare voce al grido silenzioso che percorre l’universo. È aspirazione all’assoluto che esiste dietro il velo di Maya; è anima, tensione al vero e al suo disvelamento, pulsione incontenibile. È il verso che sopraggiunge all’improvviso, inaspettato e prende spazio nella sua spontanea armonia; è un dischiudere i sensi, senza censura, a ciò che arriva. È un salto nel buio e nella luce, nell’insondabile. È un’àncora per lo spirito, su cui il poeta sa di poter contare sempre.