Giorno della Memoria in una scuola media di Vercelli

di Pasquale De Fazio

Vercelli, 31 gennaio 2018

Su invito della dirigente scolastica dott.ssa Fulvia Cantone e con la regia del prof. Stefano De Fazio docente dell’Istituto, Thomas Gazit e Pasquale De Fazio della Ass. Italia Israele di Vercelli, Novara e Casale Monferrato lunedì 29 gennaio 2018 si sono recati presso l’I.C: Ferrari di Vercelli per commemorare il Giorno della Memoria. Erano presenti gli studenti di tre classi terze e di una seconda classe.

Il prof. Pasquale De Fazio si è soffermato sull’importanza del ricordo e sul rispetto del “diverso” o di chi è considerato tale. È poi partito dalla terminologia “Soluzione finale”per illustrare l’atroce svolgimento della Shoah in Europa e in particolare in Italia con riferimento alle deportazioni e alle torture inflitte ai deportati. Deportati prelevati dalle loro abitazioni, stipati su carri merci e senza colpa portati in campi di sterminio.  I sopravvissuti tra i partiti da Milano,  meno del dieci per cento. E tutto questo a poca distanza da casa nostra, nell’indifferenza generale: S. Vittore, Hotel Regina, Binario 21. La Shoah può ripetersi, dipende da noi che non abbia più a verificarsi.

Ha fatto seguito l’esecuzione in jiddish di alcuni canti e di alcune poesie sull’insurrezione del Ghetto di Varsavia. Trattandosi di una Scuola a indirizzo musicale sono stati particolarmente apprezzati. Poi un breve filmato su Binario 21 della stazione Centrale di Milano dal quale partivano i convogli per i campi di sterminio tedeschi. Molto seguita dai ragazzi è stata poi l’intervista con la neo senatrice Liliana Segre  sopravvissuta alla deportazione e ad una “ marcia della morte”.

Infine la lezione testimonianza di Thomas Gazit sulla casa rifugio per ebrei, sotto egida diplomatica svizzera, detta “Casa di Vetro” di Budapest.
Abbiamo potuto seguire i tormenti e le angosce di ogni genere subiti, dalla occupazione tedesca alla liberazione da parte delle truppe sovietiche, di oltre tremila ottocento ebrei che avevano trovato rifugio precario, in un edificio, non abitativo, nel quale erano costrette a vivere così tante persone. Fu una forma di resistenza, fatta di sotterfugi e di documenti contraffatti, altre forme non erano possibili, che permise ad un numero relativamente alto di esseri umani di sfuggire alla deportazione e alla morte. I ragazzi sono stati molto coinvolti e affascinati dalle parole di Thomas, pacate e dolenti, provenienti da un atroce passato ma portate da uno che era presente allo svolgimento dei fatti. Sono state anche proiettate immagini della Casa di Vetro e documenti fotografici  relativi.

Ringraziamo la preside, gli insegnanti e i ragazzi della Scuola Ferrari di Vercelli che ci hanno permesso di trasmettere e di mantenere vivo il ricordo. Come ha detto Liliana Segre il peggio è l’indifferenza. Non possiamo comprendere, non vogliamo comprendere, perché comprendere è condividere, e in certo qual modo giustificare,  ma ricordare è un obbligo morale affinché l’incomprensibile non abbia mai più a verificarsi.

Nelle foto, Thomas Gazit e la Casa di Vetro.

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