di Nicolò Scialfa
Erodoto è il padre della storiografia, Tucidide è il padre della storia in senso stretto. Asettico, per quanto è possibile, racconta le gesta degli uomini senza intervento degli dei. La sua opera è il modello di chiunque voglia scrivere di Storia rigorosamente. Lettura non semplice, ardua, che esige grande attenzione, obbligata per chi voglia far politica. Sintesi magistrale di acume, intelligenza, comprensione della tragedia umana, crisi della democrazia. Opera, come tutti classici, di attualità sconvolgente. La sanguinosa e terribile guerra civile (orribile come tutte le guerre civili) che sconvolge la Grecia intera dal 431 al 404 e che pone fine alla grecità classica, viene descritta come una immane e spaventosa tragedia fratricida (Europa nel secolo scorso?).
Otto libri descrivono la crisi della democrazia e prevedono la sottomissione al macedone. Tanto Erodoto è celebrativo quanto Tucidide è didascalico, spiega che violenza chiama violenza e vuole ammonire a non commettere più errori con la coscienza che non sarà così. Un senso di cupio dissolvi pervade tutta l’opera con toni non ingenui ma tragici e dagli esiti funesti. Tono scarno e neutrale come ho già detto ma non per questo distaccato: la sofferenza dell’autore è notevole come quella di uno spettatore impotente che vive tutto ciò che guarda con profonda amarezza. Analisi rigorosa delle fonti, poco spazio per le semplici opinioni (maledette opinioni… prima di parlare bisogna studiare), metodologia tesa alla ricerca del Vero, principio di causalità, considerazione soltanto delle cause immanenti e che riguardano esclusivamente politica ed etica. Vero e proprio trattato di passioni politiche dal momento che è l’uomo a muovere la Storia, con la sua tendenza alla sopraffazione, all’arroganza e alla smania di potere. Vince il più forte ma è come se non vincesse nessuno. Visione potentemente pessimistica (potrebbe essere diversamente?) che descrive la guerra come la fucina degli aspetti peggiori e più brutali dell’uomo… Alcibiade non rispetta la pace di Nicia per semplice ambizione e genera orrore continuo, azioni scellerate, uomini che si trasformano (o forse sono) mostri. Non vi è moralismo banale come nell’historia magistra vitae di Cicerone, ma rigorosa e terribile sofferenza per la stolta condizione umana.
Consigliato a tutti ma in particolare a quanti pensano che la Politica sia una cosa semplice o, peggio, che la vita sia una cosa semplice… studiare Storia non elimina la sofferenza però ci consente di soffrire ad un livello più alto.