di Roberto Malini
Foto di Steed Gamero
Il 4 maggio si è tenuta a Milano l’inaugurazione. Affluenza di un pubblico attento e sensibile al tema proposto dagli artisti e performer. Il sostegno del Consiglio d’Europa.
Lo Spazio The Art Land presso la Fabbrica del Vapore di Milano è uno degli spazi espositivi italiani in cui l’arte e la cultura esprimono valori di innovazione e ricerca. Così è stato ieri, nella giornata di inaugurazione della mostra-evento “Apolidi – Identità non disperse”, che ha richiamato alla “Fabbrica” un pubblico numeroso e qualificato, che ha riservato notevole entusiasmo all’iniziativa curata da Antonietta Campilongo, architetto, direttore artistico e artista di Roma apprezzata in Italia e nel mondo per la sua visione di un’arte capace di riscrivere forme e contenuti, per influire positivamente sulla civiltà. La mostra-evento ha il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – MigrArti, quello del Comune di Milano e il sostegno del Consiglio d’Europa, che ha ricordato nell’occasione la campagna di difesa dei minori migranti nel mondo.
La mostra e le performance che si sono susseguite sul palco all’interno dello spazio hanno espresso la condizione drammatica in cui si trovano gli apolidi in Italia e nel mondo e la necessità che le istituzioni smettano di assistere immobili alle difficili vite e alle tante morti di chi – apolide, migrante o profugo – conduce un’esistenza senza diritti nelle nazioni che, nei proclami e nei testi delle costituzioni, fanno dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti umani le loro bandiere. Rompere la cortina di silenzio che circonda gli invisibili del nostro tempo: è questo l’obiettivo principale della mostra-evento di Milano, che intende riportare nelle agende delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e del nostro paese una realtà cui è ormai necessario dare una soluzione giuridica definitiva, che tuteli migliaia di esseri umani – con un’alta percentuale di bambini – dagli effetti del limbo in cui esistono, un limbo fatto di esclusione, indifferenza, rifiuto.
Gli artisti che espongono le loro opere, che hanno illustrato ai visitatori nel corso dell’inaugurazione, sono Valentina Addabbo & Gerardo Rosato, Antonio Agresti, Karmil Cardone, Antonella Catini, Federica Cecchi, Dario Fo, Daniela Foschi, Ignazio Fresu, Antonella Graziano, Valentina Lo Faro, Fabio Patronelli, Adriana Pignataro, Parlind Prelashi, Eugenio Rattà, Stefania Scala, Vincenza Spiridione, Carmelo Tommasini, Annamaria Volpe, Lisa Yachia, Emre Yusufi, Grace Zanotto. Grazie a TouchArt International e a Jacopo Fo, il pubblico ha potuto apprezzare una stampa digitale dell’opera del premio Nobel Dario Fo, “Lo sbarco di Lampedusa”, con un breve, ma incisivo messaggio da parte dello stesso Jacopo: “Il grado di civiltà di un popolo è direttamente proporzionale al livello di accoglienza che riserva ai profughi”. Il pubblico ha applaudito con calore anche le performance del collettivo Artisti Innocenti, del Movimento non perdono e della cantautrice Odette Di Maio. Il mio reading di poesia, dedicato agli apolidi, ai rom, ai migranti e ad… un futuro possibile, in cui le barriere culturali e fisiche che dividono popoli e classi sociali si trasformino in ponti, porte aperte e corridoi, ha ottenuto una risposta di commovente sintonia e amicizia da parte del pubblico. Qui di seguito, una delle poesie che ho letto: “Il silenzio dei violini”.
“Gli artisti, emigranti per necessità essi stessi, apolidi o finalmente regolarizzati, sono stati e sono anche categoria che sottopone alla propria società il dubbio,” scrive a introduzione del catalogo Barbara Martusciello, “più di tante altre persone, possono farsi portatori di una sensibilità non omologata in grado di includere, attraverso le proprie grammatiche visive, analisi e riflessioni critiche nei confronti di squilibri e problematiche – sia esistenziali, sia tangibilmente quotidiane, sia entrambe – che necessitano di urgente risoluzione. Le risposte spettano ai consessi civile e istituzionali che, oggi meno che mai, non possono permettersi un arroccamento su vecchie valutazioni e posizioni, poiché il mutamento geopolitico è in atto e inarrestabile e ciò che serve è solo e semplicemente prenderne atto e organizzarsi per accoglierlo e governarlo virtuosamente”. La mostra-evento proseguirà fino al 6 maggio e l’impegno di Antonietta Campilongo e degli artisti è già focalizzato su nuovi appuntamenti con la civiltà, perché il cambiamento disegnato dal talento e dalla sensibilità assuma al più presto la forma di una priorità per le istituzioni.
Il silenzio dei violini
di Roberto Malini
Tu che sei un essere umano come me,
fermati, non passare oltre, affrettando il passo
e girando la faccia per non vedere.
Guardami!
Guarda le mie sorelle, i miei fratelli,
guarda i nostri bambini!
Non lasciarti ingannare: è vero,
sono diversi dai tuoi bimbi
che se ridono sembrano violini,
violoncelli se piangono.
I nostri no, non ridono, non piangono,
sono sporchi, malati, hanno occhi tristi
fissi sul nulla come quelli dei vecchi.
Tu che vivi fuggendo – quasi sempre –
il dolore, fermati per un attimo e guardaci.
Guardaci: siamo uguali a te (quando la sofferenza
come un raggio di luce acuminato
ti colpisce – inattesa – al centro del cuore).
Guardaci, siamo carne e fame e sete
e sogni e sangue e pelle
come te, come la tua gente,
come i tuoi bambini.
(Impara ad ascoltare il silenzio dei violini,
l’agonia dei violoncelli).
Tu che sembri un essere umano come me,
fermati, non passare oltre, affrettando il passo
e girando la faccia condannandoci
a non esistere.
Nelle foto di Steed Gamero: da sinistra, Antonietta Campilongo, Fabio Patronelli, Roberto Malini; momento della mostra-evento; l’artista Fabio Patronelli; Antonietta Campilongo e Roberto Malini con una giornalista; alcune opere esposte; Odette Di Maio durante la sua esibizione; due momenti del reading di poesia.