di Nicolò Scialfa
5 maggio, giornata memorabile… Due secoli fa nasceva Karl Marx. Il 5 maggio 1821 moriva Napoleone. Impossibile parlare di questi due giganti, nel bene e nel male, in poche righe. Su di loro sono stati scritti migliaia di libri e i giudizi sono contrastanti a seconda della prospettiva storica-politica di chi scrive. Oggi mi accontento di ricordarli brevemente per ciò che hanno rappresentato nella mia vita e per una generazione che ha avuto il privilegio di poter studiare seriamente e di sperare in un futuro decente, al contrario di quanto accade in genere ai nostri figli, stretti, tranne rare eccezioni, tra scuole inefficienti, lavori precari, incertezze esistenziali.
Di Marx ho sempre ammirato la tensione etica e il desiderio di offrire dignità ad ogni essere umano. Non è sua responsabilità l’interpretazione scorretta dei suoi scritti da parte di dittatori e altri criminali del Novecento. Gli scritti di Marx vanno letti attentamente e offrono una lucidissima analisi del reale. Mi pare che il pensiero marxiano sia sempre meno conosciuto mentre imperversa la banale vulgata… in linea con la sciatteria dei tempi.
Napoleone rappresenta il merito, la possibilità di affermazione anche per chi non nasce nobile e ricco, attraverso l’istruzione e lo studio, le capacità individuali. Commette molti errori ed alcuni criticano il suo cesarismo. A me affascina più il mito Napoleone che non l’uomo reale, ciò che ci hanno tramandato romanzieri e scrittori, da Stendhal a Dumas, ciò che ha rappresentato per milioni di diseredati e disgraziati. Si ama Napoleone leggendo “Il Rosso e il Nero” e “Il Conte di Montecristo”. Mi piace pensare a Victor Hugo che parla a centomila francesi sotto una pioggia torrenziale il giorno della restituzione della salma dell’Imperatore alla Francia.
Per oggi tutto qui. Le critiche e gli elogi su questi due giganti esigono migliaia di pagine… in ogni caso sono padri nobili del nostro mondo, accomunati dall’idea della dignità che ogni uomo deve possedere indipendentemente dai propri natali. Entrambi mettevano la scuola e lo studio al primo posto, entrambi sapevano che senza scuola pubblica di alto livello non esiste futuro decente.