di Roberto Malini
Palermo, 17 dicembre 2018. Viene definito dai giornalisti “clochard” e al suo tragico, atroce omicidio sono dedicati articoli sintetici, di circostanza, senza che i loro autori si prendano la briga di indagare sulla sua vita, sul suo talento, sulla sua scelta enorme e meravigliosa: la scelta di essere povero come l’ultimo dei mendicanti, di vivere una vita fatta di privazioni fisiche, ma di conquiste spirituali. Si chiamava Aid Abdellah, rappresentava un’umanità buona e diversa. Aveva un gatto di nome Helios: il sole che riscalda allo stesso modo, nella bella stagione, i ricchi e i poveri, i potenti e gli esclusi. L’hanno ammazzato sotto i portici di piazzale Ungheria, a Palermo, con un corpo contundente e una barbarie disumana, figlia dell’odio che imperversa intorno a noi. Pensiamolo. E pensiamo all’umanità senza scudo che vive e muore nell’indifferenza delle città: non è vero che tocca solo alle istituzioni e non è vero che il singolo non può fare niente per difendere gli ultimi.