Natale 2018: “Noli me tangere”. Una riflessione di Pasquale De Fazio

di Pasquale De Fazio

Avvento.
È venuto. “Patì sotto Ponzio Pilato”.
Viene ogni giorno. ”Fate questo in memoria di me”.
Verrà a giudicare i vivi e i morti.  “Alla fine della vita di ciascuno o alla fine dei secoli?”.
Passato, presente e futuro
È un unico grande tempo, in cui ognuno è chiamato a dare prova di sé.
Quando avevo dodici anni trascorsi un periodo di degenza in ospedale a seguito di un intervento per la frattura di un braccio e in tale occasione conobbi un uomo di mezza età che aveva perso la memoria.
Aveva smarrito la propria identità.
Fu una esperienza che mi colpì molto.
Sin da allora mi interesso al concetto di tempo.
Cronos, Kairos, Aion, Euriantos, Zenone e Parmenide, Paolo di Tarso e Agostino di Ippona.
Nessuno mi ha soddisfatto.
Il sogno è un uscire dal tempo soggettivo, la morte determina l’uscita dal tempo oggettivo.
Ma sarà proprio così?
Solamente il Creatore può “dare la morte e ridare la vita, condurre alla tomba o ritrarne” (Samuele).
Poiché “I cieli sono opera delle tue mani, essi periranno, ma Tu rimani, tutti quanti si consumeranno
come un vestito” (salmi 102).
Il tempo è una realtà, se non lo fosse non ci sarebbe usura.
Ma chi può modificare il tempo se non il suo Creatore?
Forse questa è una chiave di lettura alla frase del Vangelo: “Noli me tangere” o meglio, come nella versione greca: “Non mi trattenere”.

“Noli me tangere”, dipinto del Tiziano.

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