di Antonella Rizzo
Grande esordio italiano per “Immergi i piedi in questo fiume di speranza”, il libro del poeta nigeriano Alatishe Kolawole per le edizioni Lavinia Dickinson.
Roberto Malini, editore, difensore dei diritti civili e raffinato poeta è il responsabile di questa grande operazione letteraria, ed è anche il traduttore dei testi.
In linea con il suo impegno culturale e intellettuale nella ricerca di voci nuove dal mondo dove l’impegno civile si coniuga al talento, Malini ha compiuto un’opera preziosa con l’acquisizione del libro di Kolawole nella collana Isole del suono, che propone poeti dal forte impegno civile. Un libro che racconta l’identità antica e nobile del continente africano, massacrato dalla chimera schizofrenica della modernità e dalle ingiustizie.
“Immergi i piedi in questo fiume di speranza” è un titolo che richiama un popolo alla ribellione pacifica in nome della giustizia e della consapevolezza delle proprie potenzialità. Rappresenta il controcanto alla nostre paure sul meticciamento culturale, la coscienza transculturale in un momento storico dai toni allarmistici. Una poesia che addomestica il terrore perché sgorga dalle viscere di una terra dove la sofferenza rappresenta l’unica percezione possibile dell’esistenza in vita. Sono versi dal lirismo naturale, antropomorfico, in perfetto continuum con un mondo interiore e morale; che regola una società fondata ancora sui valori dell’appartenenza, della condivisione e del rispetto. Non sono solo bidonville e città abbandonate alla sporcizia e al degrado quelle africane, ma soprattutto luoghi in cui la vita legata ai ritmi della sopravvivenza assume un valore speciale nell’immanenza.
Il fiume di speranza del poeta è navigato da parole come preghiere, elevate a poesia nella cura delle piccole cose; dagli stessi libri che conservano le suppliche e i rituali di una società fondata sul superamento dei bisogni quotidiani. Una grande apertura per i nostri orizzonti viziati dalle infinite possibilità di scelta e dalla confusione. Non è certo la sindrome esistenzialista il languore narrato dal poeta, ma la ricerca di una vera e propria collocazione del proprio essere e della propria storia in una porzione geografica ben definita. I versi intensi di Alatishe Kolawole sono frusta e miele al contempo, senza retorica, un elettroshock per i nostri circuiti impazziti. Quello che percepiamo e definiamo dell’alterità è sempre una visione parziale; la poesia non consente alibi. La denuncia della perdita valoriale come motivo di crisi dell’uomo dall’Africa non può non riguardarci. La sopravvivenza dell’uomo dipende dalla sopravvivenza del pensiero, della preghiera intesa come atto spirituale verso le forze creatrici.
Ciò che il poeta racconta non fa parte di un immaginario condito di luoghi comuni e di pregiudizio che divide gli uomini in Buoni e Cattivi, Evoluti e Retrogradi ma nell’esistenza o meno delle opportunità. Non è il pietismo a parlare ma la forza fiera della rinascita, della battaglia quotidiana nel difendere il cuore autentico di un popolo. La famiglia umana, gli affetti, la bellezza dei versi hanno una valenza incredibile nel dichiarare la volontà di insurrezione fondata sulla parola, sulla fierezza di ostentare le ferite della propria terra come segni di resistenza. Ribellarsi a un destino segnato è possibile: attraverso la custodia delle radici è possibile percorrere la terza via, quella che riscatta il proprio karma. Percorsa da canti gloriosi, esiste una Fede fondata sulla religiosità naturale e Divina. Alatishe si rivolge al suo popolo specificando che la strada in salita verso la Pace deve portare il peso prezioso dell’eredità. Non esiste dignità nell’oblio e non esiste Libertà senza memoria. Grazie, Alatishe.
Alatishe Kolawole è una voce nuova della poesia nigeriana ed è un uomo di pace in un Paese in cui la pace e i diritti umani, da tanti anni, non sono che utopie. È un uomo che ha fede nel progresso in un Paese dove l’ottantacinque per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e l’ambiente è gravemente inquinato. Poeta dei poveri e degli oppressi, desidera incarnare l’integrità civile, la volontà di crescere umanamente anche quando i tempi sono duri e difficili.