Quando parlo con i profughi Lgbt dall’Etiopia, rilevo sempre notizia di un paese omofobo, in cui istituzioni e gruppi di intolleranti fanno a gara per perseguitare gay, lesbiche e transgender. L’omosessualità, in Etiopia, è illegale e chi ha rapporti con una persona dello stesso sesso rischia fino a quindici anni di detenzione. Passi che l’Unesco abbia premiato il primo ministro etiopico Abiy Ahmed Ali, in riferimento ai suoi innegabili meriti relativi alla firma del trattato di pace con l’Eritrea, ma il Premio Nobel per la Pace dovrebbe essere assegnato a chi promuova la pace senza pregiudizi e non a chi si fa aguzzino verso una minoranza, un’etnia o un gruppo sociale.