Ho letto solo ora la recensione della raccolta (o poema breve) “Maestro del sogno ” di Steed Gamero (fresco vincitore del Premio della Critica al Concorso Internazionale di Poesia Frate Ilaro del Corvo), scritta nel 2017 dal formidabile Raffaele Taddeo.
Come sempre, l’acutezza, la profondità delle analisi del prof. Taddeo e la sensibilità delle sue riflessioni sorprendono positivamente. Con garbo, ha scritto qualcosa di molto, molto vicino al sentimento con cui il poeta ha scritto la sua opera e con una sintesi felice, l’ha raccontata ai lettori di El Ghibli. R.M.
Recensione dell’opera “Maestro del sogno”di Steed Gamero (Lavinia Dickinson Edizioni, 2017)
di Raffaele Taddeo (da El Ghibli)
La scrittura è un rifugio, ma anche un’ancor di salvezza. Certamente i termini “rifugio” e “àncora” indicano una interiorità, un rintanarsi, un andare in un luogo, uno spazio inaccessibile ad altri, ma la poesia posta in essere da Steed Gamero con Maestro del sogno, vuol essere invece una evasione, un uscir fuori perché si contrappone alla costrizione, alla chiusura, che viene accompagnata da violenza ogni notte. Maestro del sogno è un breve, piccolo poema con alcuni personaggi principali ed uno immaginario. Non ci sono azioni; alcune di violenza si possono intuire, ma non sono descritte. Tutto il breve poema vive quindi della contrapposizione fra il tentativo di liberazione che attraverso il maestro del sogno l’adolescente, forse ancora bambino, opera e l’angoscia per la violenza a cui viene sottoposto ogni sera. Due passaggi paiono significativi. Un primo va dall’evasione che può dare il gioco all’evasione che invece può significativamente offrire il sogno e l’incarnazione del sogno che è la poesia. “Il figlio accartocciò l’areoplanino/ Prese un altro foglio bianco,/ ma pensò che non gli servisse avere le ali/ perché era stanco/…/ usò la fantasia e immaginò di scrivere/una lettera al maestro del sogno,/ il mago della libertà mentale/”. Il maestro del sogno è quello che può ricostruire e ridonare i buoni desideri del fanciullo-adolescente. Un secondo personaggio è il padre e i suoi atti con l’accenno alla continua violenza e all’affetto tradito. Quel padre che prima aveva insegnato al figlio la costruzione degli areoplanini di carta e altri origami e poi passa alla violenza fra l’incapacità della madre di opporsi. Ormai è temuto ed odiato e chiamato “boato”, perché quello che
accade in questo fanciullo quando subisce la violenza e si abbarbica ad un cuscino è una sorta di grande frastuono incontrollato e tale da generare terrore e paura. E’ un boato.
L’ultimo passaggio è la sussunzione da parte del maestro del sogno di tutti gli elementi che rendono possibile al fanciullo, nonostante il boato, di sopravvivere e al limite di sognare momenti di evasione e leggerezza.
Raffaele Taddeo
E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede,
ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione
nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi Il carro di Pickipò, ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione.
Nelle foto, Steed Gamero e Raffaele Taddeo