di Roberto Malini
Mi accorgo che nessun politico di nessuno stato membro dell’Ue ambisce, attualmente, a un carriera europea, ma vive tale percorso come una fase transitoria o un ripiego inevitabile. Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Ue si stanno così riempiendo di politici di secondo o terzo piano, che obbediscono ai loro partiti senza avere particolari competenze né marcate personalità. Questa è la nuova Ue, espressione di istituzioni nazionali che ha perduto ogni funzione propulsiva. E purtroppo questo sistema amorfo non ha né capacità né conoscenza né volontà idonee ad affrontare la grande sfida che è sintetizzata nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e che riguarda immigrazione, ambiente, libertà e dignità di tutte le minoranze, lotta alla povertà, sviluppo culturale. Dieci/quindici anni fa non era così e avevamo statisti di grande qualità nelle istituzioni dell’Ue. La verità è che la civiltà europea si è fermata e al momento attuale non si intuisce una sua ripresa. Ne fanno le spese le persone e i gruppi sociali più deboli, mentre riaffiorano gli errori e gli orrori da cui noi europei volevamo fortemente allontanarci, quando abbiamo intrapreso il progetto di unirci.