Renzo Mejia intervista Steed Gamero per la rivista Gutnius (Buone notizie Perù)

Il giornalista e scrittore Renzo Mejìa intervista il poeta, fotografo e attivista umanitario Steed Gamero. La rivista Gutnius, su cui appare l’articolo “Poesía de ultramar, de Quipán- Lima a Génova- Italia y viceversa” – è molto conosciuta a Cusco e stimata in tutto il Perù per la sua vocazione mirata a diffondere buone notizie in un mondo bombardato da quelle cattive.

Renzo Mejìa: Nei tuoi libri “I ragazzi della casa del sole” e “Maestro del Sogno” affronti questioni relative alla violenza domestica o alla crisi adolescenziale. Come scegli di sviluppare questo genere di tematiche? La tua esperienza personale si riflette nel tuo lavoro poetico?

Steed Gamero: Credo che la società contemporanea dedichi poca attenzione ai giovani, i quali sono tuttavia l’unico futuro che abbiamo. Essi ricevono attenzioni in quanto consumatori di beni e servizi e, alla maggiore età, in quanto elettori. Ma i giovani non sono questo. Essi sono energia. Ansia, rabbia, voglia di pulizia, di cambiare le cose. Eppure le novità che portano, vengono sacrificate sugli altari del mercato e di una politica che reprime l’essere umano, annientando la rivoluzione della giovinezza. Ecco perché ho scelto i ragazzi come protagonisti della mia poesia. È importante parlare di loro. Giuridicamente, non esistono leggi che proteggano le generazioni future. Non si parla della violenza domestica che riguarda milioni di bambini né del fatto che nel mondo ci sono 150 milioni di bambini costretti a lavorare, spesso in condizioni terribili. Nella mia attività di difensore dei diritti umani, con l’organizzazione EveryOne Group, ho incontrato centinaia di giovani rom, sinti, migranti, profughi. Ragazzi diversi, che la società tiene sempre ai margini. Sono vittime senza voce di un mondo dominato da leggi durissime, in cui solo il più forte può attingere alla ricchezza del mondo, alle opportunità di lavoro, ai diritti umani. I bambini e gli adolescenti che appartengono alle minoranze vivono ogni giorno una lotta per la sopravvivenza, quelli che vivono negli istituti di accoglienza vedono i loro sogni quotidianamente annichiliti. I giovani più fortunati, invece, studiano, crescono e si relazionano agli altri secondo modelli di continua competizione, mentre il marketing stimola il loro desiderio di possedere beni. Hanno bisogno di appartenere a un gruppo rassicurante o cadono in depressione. Consumano energie ed emozioni materiali, come se non esistesse un futuro. Quando parlo di loro, della loro energia che potrebbe cambiare il mondo, utilizzo un linguaggio che è loro familiare e viene dal fumetto, dalla la musica, dai social, dai videogiochi.

RM: Hai ricevuto numerosi premi, come il Premio Letterario Camaiore Proposta 2013 o il Premio Manuel Scorza All’Expo di Milano 2015; l’ex parlamentare europea Viktória Mohácsi ti ha definito “artista dei diritti umani”; hai anche tenuto diverse mostre fotografiche… Insomma, hai già una notevole carriera artistica in Italia e, in generale, in Europa. Tuttavia, in Perù il tuo lavoro è ancora da scoprire e valorizzare. Quali sono i collegamenti che attualmente ti legano al Perù? Quanta parte del Perù a tuo avviso può essere trovata nel tuo lavoro e in che modo questo paese remoto influenza il tuo lavoro di artista?

SG: Una parte del mio cuore appartiene al Perù, anche se l’ho lasciato quando avevo solo 11 anni. Sono molto interessato alle tradizioni e alla cultura del paese in cui sono nato e ho trascorso l’infanzia. I miei nonni e una parte della mia famiglia vivono a Quipan, una città le cui origini risalgono a prima degli Inca.Le mie radici e quelle del mio lavoro affondano in un Perù antichissimo, che mi ha trasmesso i valori sacri della terra, del cielo e della vita. L’armonia fra gli esseri umani e i cicli naturali fanno parte dell’anima peruviana. I miei personaggi hanno un’anima peruviana, perché affrontano le difficoltà della vita con la forza della fede… credono che il mondo non sia solo un ingranaggio, ma abbia una dimensione spirituale, mistica da cui l’essere umano può attingere speranza…
Ho però anche una visione critica del Perù di oggi. Il Perù è uno specchio del nostro pianeta. La sua popolazione ha una lunga storia di rispetto dell’ambiente, di amore per la natura, ma oggi la mentalità è cambiata. Le aziende minerarie stanno devastando le foreste pluviali, mettendo in pericolo la biodiversità e l’esistenza stessa delle popolazioni indigene. È importante che i difensori dell’ambiente, gli scrittori, i poeti, gli artisti si impegnino per evitare che questo patrimonio di vita e umanità venga distrutto. La costruzione della Interoceanic Highway, l’autostrada che collega Perù e Brasile, ha cambiato, forse per sempre, il paese in cui sono nato e che amo. La nuova strada che congiungerà Paita e Yurimaguas renderà la situazione ancora più grave.

RM: I fenomeni della xenofobia e della discriminazione contro le minoranze etniche sono temi importanti nel tuo lavoro di attivista. Al momento, queste due malattie sociali sono presenti non solo in Europa, ma anche in America Latina. La crisi sociale e politica in Venezuela ha scatenato un’ondata migratoria senza precedenti che ha provocato l’ascesa di partiti politici di estrema destra. Le società americane hanno mostrato intolleranza e xenofobia contro i rifugiati venezuelani. Che rapporto vedi tra l’attuale problema europeo e la crisi venezuelana? La xenofobia ha necessariamente a che fare con la paura degli stranieri o parliamo semplicemente di un rifiuto generale di tutto ciò che è considerato estraneo a un modello sociale consolidato e che, inoltre, rappresenta un onere (economico) per il paese ospitante?

SG: I politici, le istituzioni, i media, in Perù e nell’America Latina come nell’Unione europea, parlano di economia, di sicurezza, di lavoro, ma non parlano mai di civiltà. Nessuno dice: ci impegneremo per l’uguaglianza, per la libertà, per le generazioni future. La politica fa leva sulle paure, sulle angosce, sulle frustrazioni. Recupera i pregiudizi e le credenze del passato, promuove l’ignoranza per ottenere consenso. Stiamo tornando al Medioevo, in cui il povero, il diverso, lo straniero, l’ebreo, il rom erano capri espiatori di tutti i mali. Se ci si pensa, sono gli stessi esseri umani che i seguaci di Hitler perseguitarono, deportarono, rinchiusero nei lager, gassarono e bruciarono nei forni. L’odio nutre l’intolleranza e l’odio è tornato a dominare la società. Vi è un comune denominatore fra i venezuelani che cercano rifugio nelle nazioni del Sudamerica, i messicani che cercano di varcare le frontiere degli Stati Uniti e i migranti che dall’Africa fuggono nell’Unione europea, per sfuggire a conflitti e persecuzioni. La povertà, la vulnerabilità. La cultura e la politica del nostro tempo non cercano la civiltà, ma il consenso dei popoli. Presentando davanti alla gente lo spauracchio dell’invasione da parte di migranti, conquistano e mantengono a lungo il potere. Dicono che chi è straniero e povero non è più umano. È un nemico che porterà via il lavoro ai cittadini delle nazioni in cui arriva. Dicono che è disposto a tutto: a spacciare droga, a rapinare, stuprare, uccidere chi lo ospita. Dicono che il migrante non è un essere umano in difficoltà, ma un mentitore, un immorale, un ladro, un assassino, un terrorista. La propaganda esalta i valori delle maggioranze e fa leva sui ogni genere di pregiudizio. Secondo la propaganda, i gay attentano al valore della famiglia tradizionale e gli ebrei tramano per dominare il mondo. Questa è la poltica di oggi, che conduce al potere i fomentatori di odio e divisioni. Sono ideologie che si affermano soprattutto in periodi di crisi e poi si nutrono di paure irrazionali. Se diffondere l’odio non portasse consenso e guadagni, forse i governi lavorerebbero per gestire razionalmente i fenomeni migratori. Ma si preferisce usare la sofferenza dei popoli per tornaconto personale. Così è l’uomo, in tutto il mondo. Dobbiamo lavorare contro l’ignoranza e la paura, se vogliamo evitare il ripetersi degli orrori che caratterizzano la storia umana. Negli ultimi 15 anni, quarantamila esseri umani sono affogati nel Mediterraneo, perché cercavano un’opportunità di sopravvivenza, ma hanno trovato un muro. Migliaia di rom sono morti di povertà, solo in Italia, per lo stesso motivo. Sono numeri enormi che forse un giorno dovremo ricordare con vergogna, ma che abbiamo il dovere di limitare oggi, secondo le nostre forze, con gli strumenti della cultura e della civiltà.

RM: Dopo “I ragazzi della casa del sole” e “Maestro del Sogno”, a quali progetti stai lavorando?

SG: All’inizio del 2020 uscirà prima in versione audiolibro e successivamente cartacea un romanzo che ho scritto a due mani con il poeta e scrittore Roberto Malini: “Selva di luce” (Edizioni LibriVivi/Audible). La trama si svolge nel Perù del XVIII secolo e vede protagonisti alcuni giovani nativi, coinvolti in un’avventura attraverso la serra e la selva, per difendere la vita e inseguire i loro sogni nel Perù coloniale, sotto il giogo dei conquistadores. Non è un romanzo storico, anche se gli eventi storici fanno da sfondo alle vicende dei giovani protagonisti, ma, in un certo senso, una “novella epica”, che recupera la dimensione magica delle tradizioni dell’antico Perù.

Nelle foto, Steed Gamero con Renzo Mejìa; il poeta italoperuviano con il suo libro “Maestro del sogno”

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Poesía de ultramar, de Quipán- Lima a Génova- Italia y viceversa

Por Renzo Mejía / Gutnius

Hace poco tuve la particular experiencia de conocer a uno de los poetas peruanos más premiados en la Italia de los últimos años. Nacido en la estrepitosa capital del Perú, en el seno de una familia de orígenes quechuas proveniente de Quipán, Steed Gamero, vate de la generación del 88, cuenta entre sus numerosos reconocimientos con el Premio Letterario Camaiore Proposta 2013, el Premio Internacional de Poesía Petreca Dini (Sao Paolo, 2013), el Premio Manuel Scorza all’Expo di Milano 2015 y el Premio Casal Català de Guayaquil 2016.

Asentado en el norte de Italia desde el año 1999 (inicialmente en Milán y actualmente en Génova), Gamero, con apenas 30 años, ha sido ya catalogado como el “Artista de los Derechos Humanos” por la ex parlamentaria europea Viktória Mohácsi gracias a su intensa actividad en favor de los derechos de las minorías étnicas. En efecto, su militancia en la organización EveryOneGroup (Group for international cooperation on human rights culture) lo ha llevado a participar en innumerables eventos poéticos organizados por el movimiento global de poesía 100 Thousand Poets for Change.

Es esta misma pasión por la libertad y la igualdad de derechos de los seres humanos que ha hecho de Gamero un artista versátil. Siendo el cómic otra de sus artes, Gamero colaboró con la creación de la novela gráfica Sulphur & Dana (Milano, 2016), junto al también poeta Roberto Malini, además de Jon Foster y Dario Picciau. No menos conocida es su labor como “fotógrafo de las minorías”. Sus imágenes que retratan grupos sociales golpeados por la discriminación pueden encontrarse, entre otras instituciones, en el Archivo Histórico de Nápoles, en la Colección de Arte del Comune di Pistoia y en el Museo GLBT Historical Society de San Francisco.

¿Pero quién es este galardonado poeta y fotógrafo italo-peruano que casi nadie conoce en el Perú? Bueno, valdría la pena mencionar que Steed Gamero lleva más de la mitad de su vida viviendo en territorio europeo, y es precisamente su país de residencia, Italia, el que ha visto nacer sus dos trabajos poéticos publicados hasta la fecha: Los Jóvenes de la Casa del Sol (Lavinia Dickinson, 2015-16; edición bilingüe) y Maestro del Sogno (Lavinia Dickinson, 2017). Asimismo, y en palabras del propio poeta, su vínculo con ese extraño y remoto país llamado Perú se da únicamente a través de sus familiares o mediante algunas de las noticias que llegan a través de Internet. Y bueno, efectivamente no son demasiadas las imágenes peruanas que se pueden encontrar en su poesía, característica que le da un carácter universal. Sin embargo, y en contradicción con lo antes mencionado, a inicios de este año saldrá a la luz Selva di Luce (Edizioni LibriVivi), una novela en versión audiolibro escrita también en colaboración con el poeta Roberto Malini, que desarrollará una trama ambientada, nada más y nada menos que, en el Perú del siglo XVIII, contando entre los personajes con unos “jóvenes nativos involucrados en una aventura a través de la sierra y la selva, para defender la vida y perseguir sus sueños en el Perú colonial, bajo el yugo de los conquistadores”.

Sin más, y porque no es pura casualidad que esté escribiendo este artículo precisamente en español, tres balazos poéticos para figurarnos la simbólica y fresca y vívida poesía de Steed Gamero

La entrevista

Renzo Mejìa: En tus libros “Los jóvenes de la casa del sol” y “Maestro del Sogno” abordas temas referentes a la violencia doméstica o a la crisis adolescente. ¿Cómo así eliges desarrollar este tipo de problemáticas? ¿Tu experiencia personal se ve reflejada en tu obra poética?

Steed Gamero: Creo que la sociedad contemporánea presta poca atención a los jóvenes, que, sin embargo, son el único futuro que tenemos. Reciben atenciones como consumidores de bienes y servicios y, en la mayoría de edad, como votantes. Pero los jóvenes no son esto. Son energía. Ansiedad, ira, ganas de limpieza, de cambiar las cosas. Sin embargo, lo nuevo que traen consigo se sacrifica en los altares del mercado y de una política que reprime al ser humano, aniquilando la revolución de la juventud. Por eso elegí a los jóvenes como protagonistas de mi poesía. Es importante hablar de ellos. Legalmente, no hay leyes que protejan a las generaciones futuras. No se menciona la violencia doméstica que afecta a millones de niños ni el hecho de que en el mundo hay 150 millones de niños obligados a trabajar, a menudo en condiciones terribles. En mi actividad como defensor de los derechos humanos, con la organización EveryOne Group, conocí a cientos de jóvenes romaníes, sinti, migrantes y refugiados. Jóvenes diferentes, que la sociedad siempre mantiene al margen. Son las víctimas sin voz de un mundo dominado por leyes severas, en las que solo los más fuertes pueden aprovechar la riqueza del mundo, las oportunidades de trabajo y los derechos humanos. Los niños y adolescentes pertenecientes a minorías viven una lucha por sobrevivir todos los días, quienes viven en instituciones de acogida ven sus sueños aniquilados diariamente. Por otro lado, los jóvenes más afortunados estudian, crecen y se relacionan con otros de acuerdo con los modelos de competencia continua, mientras que el marketing estimula su deseo de poseer bienes. Deben pertenecer a un grupo o caer en depresión. Consumen energías materiales y emociones, como si no hubiera futuro. Cuando hablo sobre ellos, sobre su energía que podría cambiar el mundo, uso un lenguaje que les es familiar y que proviene de los cómics, la música, las redes sociales y los videojuegos.

RM: Has recibido numerosos reconocimientos, como el Premio Letterario Camaiore Proposta 2013 o el Premio Manuel Scorza all’Expo di Milano 2015; la ex parlamentaria europea, Viktória Mohácsi, te ha definido como “artista de los derechos humanos”; igualmente has participado en diferentes muestras fotográficas… En suma, tienes ya un marcado recorrido artístico en Italia y, en general, en Europa. Sin embargo, en el Perú tu obra es desconocida. ¿Cuáles son los vínculos que, actualmente, te unen al Perú? ¿Cuánto del Perú dirías que se puede encontrar en tu obra o cómo influye este remoto país en tu labor como art

SG: Una parte de mi corazón pertenece al Perú, aunque lo dejé cuando tenía solo 11 años. Estoy muy interesado en las tradiciones y la cultura del país donde nací y pasé mi infancia. Mis abuelos y una parte de mi familia viven en Quipan, una ciudad cuyos orígenes se remontan a antes del Inca. Mis raíces y las de mi trabajo se hunden en un antiguo Perú, que me ha transmitido los valores sagrados de la tierra, del cielo y de la vida. La armonía entre los seres humanos y los ciclos naturales son parte del alma peruana. Mis personajes tienen un alma peruana, porque enfrentan las dificultades de la vida con el poder de la fe… creen que el mundo no es solo un engranaje, sino que tiene una dimensión espiritual y mística desde la cual los seres humanos pueden obtener esperanza.
Pero también tengo una visión crítica de Perú hoy. El Perú es un espejo de nuestro planeta. Su población tiene una larga historia de respeto por el medio ambiente, del amor por la naturaleza, pero hoy la mentalidad ha cambiado. Las empresas mineras están devastando los bosques tropicales, poniendo en peligro la biodiversidad y la existencia misma de los pueblos indígenas. Es importante que los defensores del medio ambiente, escritores, poetas y artistas trabajen para evitar que se destruya esta herencia de la vida y la humanidad. La construcción de la Carretera Interoceánica, la carretera que conecta Perú y Brasil, ha cambiado, quizás para siempre, el país donde nací y me encanta. El nuevo camino que unirá a Paita y Yurimaguas hará que la situación sea aún más seria.

RM: El tema de la xenofobia y la discriminación a minorías étnicas son temas importantes en tu obra como activista. En la actualidad, estas dos enfermedades sociales se encuentran presentes no solo en Europa, sino también en Iberoamérica. La crisis social y política en Venezuela ha desencadenado una ola migratoria sin precedentes que ha dado lugar al auge de partidos políticos de extrema derecha. Las sociedades americanas han demostrado intolerancia y xenofobia frente a los refugiados venezolanos. ¿Qué relación ves entre el problema actual europeo y la crisis venezolana? ¿Tiene que ver la xenofobia necesariamente con el miedo al extranjero o hablamos simplemente de un rechazo general hacia todo aquello que se considera ajeno a un modelo social establecido y que, además, representa una carga (económica) para el país de acogida?

SG: Los políticos, las instituciones, los medios de comunicación, en Perú y en América Latina, como en la Unión Europea, hablan de economía, seguridad, trabajo, pero nunca hablan de civilización. Nadie dice: trabajaremos por la igualdad, por la libertad, por las generaciones futuras. La política aprovecha los miedos, las ansiedades, las frustraciones. Recupera los prejuicios y creencias del pasado, promueve la ignorancia para lograr el consenso. Regresamos a la Edad Media, en la que los pobres, los diferentes, los extranjeros, los judíos, los romaníes fueron chivos expiatorios de todos los males. Si lo piensas, son los mismos seres humanos que los seguidores de Hitler persiguieron, deportaron, encerraron en los campamentos, gasearon y quemaron en los hornos. El odio alimenta la intolerancia y el odio ha regresado a la sociedad. Hay un denominador común entre los venezolanos que buscan refugio en las naciones de América del Sur, los mexicanos que intentan cruzar las fronteras de los Estados Unidos y los migrantes que huyen de África a la Unión Europea, para escapar de los conflictos y la persecución. Pobreza, vulnerabilidad. La cultura y la política de nuestro tiempo no buscan la civilización, sino el consentimiento electoral de los pueblos. Al presentar el fantasma de la invasión de los migrantes frente a la gente, conquistan y mantienen el poder durante mucho tiempo. Dicen que el migrante ya no es humano. Es un enemigo que le quitará el trabajo a los ciudadanos de las naciones a las que acude. Dicen que está dispuesto a hacer cualquier cosa: vender drogas, robar, violar, matar a quienes lo acogen. Dicen que el migrante es un mentiroso, un inmoral, un ladrón, un asesino, un terrorista. La propaganda realza los valores de las mayorías y aprovecha todo tipo de prejuicios. Según la propaganda, los homosexuales atacan el valor de la familia tradicional y los judíos conspiran para dominar el mundo. Esta es la política de hoy, que lleva a los que fomentan el poder del odio y las divisiones. Son ideologías que se afirman sobre todo en tiempos de crisis y luego se alimentan de miedos irracionales. Si la propagación del odio no produce consenso y ganancias, quizás los gobiernos trabajen para gestionar racionalmente los fenómenos migratorios. Sin embargo, se prefiere utilizar el sufrimiento de los pueblos para obtener una ventaja personal. Este es el hombre, en todo el mundo. Debemos trabajar contra la ignorancia y el miedo si queremos evitar la repetición de los horrores que caracterizan la historia humana. En los últimos 15 años, cuarenta mil seres humanos se han ahogado en el Mediterráneo porque estaban buscando una oportunidad para sobrevivir, pero encontraron un muro. Miles de romaníes han muerto de pobreza, solo en Italia, por la misma razón. Estos son números enormes que tal vez algún día tendremos que recordar con vergüenza, pero ahora tenemos el deber de limitar, de acuerdo con nuestras posibilidades, con las armas de la cultura y la civilización.

RM: Luego de “Los jóvenes de la casa del sol” y “Maestro del Sogno”, ¿En qué proyectos te encuentras trabajando?

SG: A principios de 2020 se publicará una novela en la versión en audiolibro que escribí con el poeta y escritor Roberto Malini: “Selva di luce” (Edizioni LibriVivi / Audible). La trama se desarrolla en el Perú del siglo XVIII y los protagonistas de la historia. son algunos jóvenes nativos, involucrados en una aventura a través de la sierra y la selva, para defender la vida y perseguir sus sueños en el Perú colonial, bajo el yugo de los conquistadores. No es una novela histórica, incluso si los eventos históricos son el trasfondo. a las historias de los jóvenes protagonistas, pero, en cierto sentido, una “novela épica”, que recupera la dimensión mágica de las tradiciones del antiguo Perú.

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