Un testo di Daniel Sodano, V Liceo, che esprime una forte nostalgia dei valori che forse davamo per scontati, prima della pandemia, ma non lo erano.
La barca, il vento e il mare
In realtà non so bene cosa sto pensando in questo momento, o forse lo so bene ma la mia mente è annebbiata dallo stress e dalla pressione di questo periodo che stiamo tutti quanti affrontando nella stessa grande barca, dove ognuno cerca di remare a modo proprio, mentre la barca non riesce a muoversi come vorrebbe, viene paralizzata dal vento che prima era il suo più grande amico, insieme al mare, e che invece adesso sembrano suoi nemici: la vedono e non la guidano più verso la meta, ma cercano di confonderla e danneggiarla senza farsi vedere né sentire, come un nemico silenzioso che colpisce ad insaputa di tutti e cancella le persone come una divinità nemica. Una divinità che decide le sorti altrui senza neanche aver mai conosciuto prima se stessa e che va avanti finché qualcuno non la fermerà, facendo riprendere il controllo alla barca e alle persone che la guidano. Ma queste per ora sono solo parole messe l’una vicino all’altra, mentre le persone sono distanti le une dalle altre, magari dai propri cari, dalla propria famiglia o dai propri amici. Queste giornate sembrano un loop continuo che sembra non avere fine e credo che tutti adesso sappiamo un po’ cosa prova un animale ingabbiato, impedito a muoversi liberamente nella natura. Spero che una volta terminata questa situazione torneremo tutti più forti di prima avendo capito i veri valori che diamo per scontati, come una semplice stretta di mano, una pacca sulla spalla, o un abbraccio. Tutte cose che delle videochiamate o anche la miglior tecnologia al mondo non potranno mai sostituire, perchè le cose più belle sono quelle gratuite, i veri valori che la vita offre a tutti ma ai quali bisogna saper andare incontro.
Il progetto “Studenti e coronavirus”
L’esperienza di Daniela Malini, docente e scrittrice, in collegamento quotidiano con i suoi studenti, costretti all’isolamento e raggiunti da notizie e numeri drammatici relativi alla tragedia della pandemia, nonché bombardati da messaggi mediatici spesso contraddittori. “Questo progetto è nato in modo del tutto spontaneo, “ spiega l’insegnante, “durante le primissime lezioni in videoconferenza con le mie classi. Mentre ci si ritrovava, con una certa emozione da parte di tutti, dopo un periodo di sola comunicazione attraverso il registro elettronico e le email con cui i ragazzi mi inviavano i lavori svolti, gli studenti mi hanno proposto di raccontare le loro giornate di clausura e ansia. Tra un discorso e l’altro, qualcuno ha iniziato a mostrare a me e ai compagni un disegno, un fumetto, una scritta, un autoritratto. Ho notato che c’erano in tutti questi lavori elementi comuni, il senso di spaesamento dei ragazzi: occhi enormi persi nel vuoto, sguardi come ipnotizzati rivolti verso uno schermo, letti della cameretta che si trasformano in stanze disadorne di ospedale, oggetti che assumono un nuovo significato simbolico (l’Amuchina), eroi che indossano la mascherina… La proposta di esprimere il proprio vissuto e di condividerlo con gli altri ragazzi è stata subito accolta da alcuni studenti. Ho poi pensato che fosse importante far conoscere anche all’esterno quello che provano gli adolescenti, che per la prima volta nella loro vita si ritrovano in una situazione nuova ed estremamente pesante sul piano psicologico. Spesso con un certo carico di lavoro scolastico da svolgere tutti i giorni, on line. Il progetto “Studenti e coronavirus” presenta alcune opere realizzate dagli studenti e le idee che le hanno ispirate. E a proposito di idee, un ringraziamento speciale a Federica.
Nella foto, un dipinto di Caspar David Friedrich (1818)